Scuola

Scuole e università in piazza per gli «stati generali dello sfruttamento»

Scuole e università in piazza per  gli «stati generali dello sfruttamento»Uno dei cortei degli studenti di ieri

Mobilitazione Cortei in più di 50 città. Flash mob contro l’alternanza a Zara e McDonald’s. Mutande appesenelle università

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 25 novembre 2017

Alla ministra Valeria Fedeli che ha convocato per il 16 dicembre gli Stati generali della criticatissima alternanza scuola-lavoro, ieri gli studenti hanno risposto con gli Stati generali dello sfruttamento.
MANIFESTAZIONI E CORTEI in ben 50 città insieme agli studenti universitari, tirocinanti, ricercatori, specializzandi e rider, a saldare un’alleanza di critica al sistema della precarietà.
Cortei partecipati dominati dall’inventiva e dai flash mob. A Bologna la protesta degli studenti di Bologna ha investito Zara, la nota catena di abbigliamento spagnola che ha uno dei progetti più ampi di alternanza scuola – lavoro con 576 studenti l’anno per tre anni che, al di là degli hashtag (#zarahighschool) e dell’uso dell’inglese, si risolve in «vestiti da piegare e qualche buono pasto per mangiare». Un gruppo di ragazzi è entrato nel negozio della centralissima via Indipendenza, distribuendo volantini e spiegando le ragioni della protesta. «Zara è il simbolo dello sfruttamento», hanno spiegato e, esprimendo solidarietà ai lavoratori di Amazon in sciopero a Piacenza, hanno concluso: «Oggi è il Black friday degli sfruttatori», prima di essere allontanati da digos e security aziendale.
OTTIMA PARTECIPAZIONE anche a Roma, a Napoli e a Torino. «Dal ministero continuano a svenderci false soluzioni – attacca dichiara Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti – : vogliamo subito uno Statuto degli studenti in alternanza che tuteli realmente gli studenti e le studentesse. In molte città siamo andati da McDonald’s, il simbolo della loro idea di alternanza, spacciata per formazione quando in realtà ci obbliga a friggere patatine per le grandi multinazionali», conclude.
LA PARTE UNIVERSITARIA della mobilitazione era partita promettendo di «bloccare la didattica e i servizi in tutti gli atenei». E così è stato in gran parte delle università. È stata la giornata «Per il riscatto dell’università pubblica», lanciato dall’Udu. «Abbiamo voluto lanciare la mobilitazione negli atenei con un’azione simbolica: abbiamo appeso a un filo delle mutande con i dati disastrosi che caratterizzano la condizione studentesca e del sistema universitario del nostro paese – ha spiegato la coordinatrice nazionale Elisa Marchetti – . Due sono i punti principali che anche la Corte dei conti nella sua relazione mette ancora una volta in luce: la vergogna degli studenti idonei alla borsa di studio che non la ricevono per mancanza di fondi e l’insensato meccanismo premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) rispetto al quale la Corte fa propria la nostra storica battaglia: la quota premiale dovrebbe essere aggiuntiva e non dovrebbe quindi sottrarre risorse a una quota base fissa che garantisca il buon funzionamento di tutti gli atenei», chiude.
DALLE OCCUPAZIONI delle sedi dell’ente si sono uniti alle proteste anche i precari del Cnr: «È urgente trovare una soluzione reale per le migliaia di giovani e non solo che dal ministero si aspettano uno scatto di responsabilità: non si giochi più con le nostre vite, chiediamo l’immediato stanziamento delle risorse per la stabilizzazione», beffata nella manovra di bilancio.
«L’incontro di tante diverse battaglie e vertenze oggi è un passo importante, che vogliamo rilanciare ancora per dire finalmente basta al lavoro gratuito o sottopagato, per riconquistare le tutele che noi giovani non abbiamo mai conosciuto», conclude Martina Carpani, coordinatrice Rete della Conoscenza.

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