Scuola

Scuole aperte d’estate, qual è il problema?

Scuole aperte d’estate, qual è il problema?In una scuola elementare – Tam Tam

Posta & risposta Un lettore non è d'accordo con i dubbi espressi da Alba Sasso a proposito dell'apertura estiva delle scuole (in via sperimentale) annunciata dal governo

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 25 maggio 2016

Caro manifesto, leggo ed apprezzo gli scritti di Alba Sasso, ma il suo articolo a proposito della proposta ministeriale di sperimentare l’apertura delle scuole statali in estate proprio non mi piace, e scrivo per segnalarvi che state facendo un grave errore, in contrasto col sentire di tantissimi genitori «democratici».

La chiusura delle scuole per oltre 3 mesi è parte della situazione arretrata e di profonda trascuratezza nella quale versa la scuola italiana. Ogni tentativo di modificare questa situazione va quindi preso sul serio, il che significa analizzarlo e verificarlo, ma non condannarlo a priori come fa l’autrice.

Certo che non dò alcuna fiducia alla ministra Giannini ed a questo governo, ma chi non coglie che la questione «apriamo le scuole d’estate» riguarda un problema grave ed insostenibile, non ha presente la condizione penosa nella quale sono d’estate costrette tante famiglie, come ciò si riversi soprattutto su quelle con meno risorse, e lo scandalo di un sistema educativo che associa l’essere in continuo ritardo ed affanno rispetto al programma, con un calendario che risale ai tempi del fascismo!

Per non parlare del patrimonio edilizio e di risorse educative e sportive che rimane indisponibile per oltre un quarto dell’anno: è uno scandalo, del quale poi approfittano strutture private e religiose!

Se c’è un problema di risorse è giusto denunciarlo, così come avere sospetti per la tempistica elettorale e la scarsa progettazione, ma ciò non toglie che il problema esiste, è grave e ciò che rimane ingiustificato e da condannare è l’inerzia (anche sindacale, con un approccio che rischia di essere corporativo) di chi non promuove o blocca qualsiasi tentativo di cambiamento. Questa non è una «ossessione dei riformatori neoliberisti», bensì un problema vero che va affrontato in ottica sociale e di pedagogia progressista, per risolvere un danno che cade soprattutto sulle famiglie più popolari e disagiate!

La proposta della ministra Giannini quindi può essere certo criticata, ma senza affossare il problema che solleva, ed anzi utilizzandola per rilanciare il tema del rapporto scuola/società, e le varie modalità con le quali una scuola aperta può contribuire alla qualità del territorio e ad attività educative diffuse, che estendano il ruolo della scuola pubblica oltre l’assurda situazione attuale.

Non farlo significa non solo autoconfinarsi in una situazione di minoranza (ci siamo abituati), ma anche sbagliata ed impopolare!

Giorgio Dal Fiume, Bologna

La risposta di Alba Sasso

Gentilissimo Giorgio Dal Fiume, sono d’accordo con lei sul fatto che esista in Italia un grande problema di un tempo scuola che sembra ignorare i tempi di vita e di lavoro delle famiglie. E credo che la proposta di tenere le scuole aperte d’estate lo intercetti, come ho scritto nell’articolo apparso su questo giornale.

Così come esiste un problema di utilizzo pieno del patrimonio edilizio e sportivo delle scuole, anche se purtroppo in molte parti d’Italia questo patrimonio è in pessime condizioni.

Ma la proposta non appare molto chiara. E soprattutto non finanziata a sufficienza.

Cosa si intende offrire alle famiglie? Si tratta di lotta alla dispersione? Ma la lotta alla dispersione, mi permetta, non si fa solo d’estate. Riportando a scuola quelli che a scuola non ci sono voluti andare durante l’anno. Sono attività da affidare ai docenti, (i fannulloni con tante vacanze estive?) o a soggetti esperti, magari creando altro precariato?

Un problema vero, questo dell’apertura estiva delle scuole, lei dice, da affrontare in un’ottica sociale e di pedagogia progressista. Concordo con lei, ma qualsiasi sia la proposta perché sia efficace ha bisogno di tempo per essere progettata e fondi per essere finanziata.

Sono convinta che ci sia bisogno di coinvolgere ogni scuola che vorrà (docenti, genitori, non docenti) sin dall’inizio dell’anno, per far maturare un progetto utile e credibile per quella scuola e per quei ragazzi, in stretto collegamento con quanto fatto durante l’anno. Coinvolgendo insieme a uffici scolastici regionali, enti locali, sindacati, esperti del mondo della scuola. È la strada seguita dal progetto “Diritti a scuola della regione Puglia”, giunto alla settima edizione, dallo scorso attivo attivo nelle scuole anche d’estate.

Una proposta calata a fine maggio sollecita speranze (penso ai genitori delle primarie, pare invece escluse dal progetto), ma , mi creda, sembra cavalcare i problemi da risolvere e i nodi da sciogliere con una trovata, come troppo spesso è avvenuto in questi anni. E induce sospetti.

Le trovate lasciano il tempo che trovano e sono spesso inconcludenti. Risolvere i problemi è un’altra cosa.

La ringrazio e la saluto cordialmente.

Alba Sasso

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