La pubblicazione del del XX Rapporto «Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola» di Cittadinanzattiva ha confermato il fallimento delle politiche governative dal 2020 a oggi. Tutte le promesse fatte dagli ultimi due esecutivi («Conte 2» e «Draghi») si sono rivelate poco più che retoriche.

Il sovraffollamento delle classi, in particolare le superiori tartassate dalla politica delle chiusure e della Dad, non è cambiato. Lo ha dimostrato ad esempio un dossier curato dal giornale Tuttoscuola. Sarebbero 9.974 le classi delle superiori che, nel 2020-21, avevano più di 26 studenti, l’8% del totale. Sono i licei Scientifici, e non gli Istituti Tecnici, ad avere il maggior numero di classi con non meno di 27 studenti. Nei licei scientifici, le classi oltre il limite sono state 3.899, pari al 13%; seguono i Classici (con il 9,4% delle classi in sovrannumero) e gli Istituti Tecnici (7,1%).

Al primo anno delle superiori le classi sovraffollate sono il 15% circa del totale mentre nell’ultimo sono state 462 classi (1,9%) con più di 26 studenti. A livello territoriale, il fenomeno interessa soprattutto la Lombardia (2.109 classi in sovrannumero), seguita da Lazio con 1.237, Campania con 1.138, Emilia Romagna con 1.123 e Veneto con 1.073.

E tuttavia, a smentire i dati ci ha pensato il ministro uscente dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Invece di prospettare una concreta politica di superamento della strutturale precarietà degli istituti, Bianchi ha continuato a strumentalizzare i dati sul decremento demografico. «Oggi le classi in Italia in media hanno meno di 20 alunni», quindi «la vera emergenza, da qui a due anni, non saranno più le classi pollaio ma il fatto che non riusciremo a fare le prime». Forse gli studenti delle superiori dovrebbero, in tal caso, tornare tra i banchi della prima elementare?

In attesa che la logica ministeriale cambi di segno politico, ma non di orientamento ideologico purtroppo, Cittadinanzattiva ricorda che, per gli studenti delle superiori, questa condizione rende impossibile anche solo stabilire una relazione. Chi ne fa maggiormente le spese sono innanzitutto i ragazzi più fragili, quelli che più facilmente abbandonano la scuola.

Il Ministero dell’Istruzione si è impegnato a realizzare un «piano sperimentale» di intervento sulle istituzioni scolastiche con le caratteristiche richieste ma tale investimento avrebbe riguardato circa 350 scuole. Una «sperimentazione» che non serve ad affrontare il vero problema: gli edifici restano comunque vecchi e malconci.

Restando ai problemi delle superiori, gli studenti erano nel 2021 2.661.856, ospitati in 7.143 edifici scolastici curati da Provincie e Città Metropolitane. Per il 31% degli edifici non è stato indicato il periodo di costruzione; rispetto al restante 69%, oltre il 52% è stato costruito prima del 1978. Ben oltre la metà degli edifici non ha né agibilità (67% vs 58% del resto delle scuole), mentre il 47,5% (rispetto al 41,4% del totale delle scuole) non ha la prevenzione incendi.

Il 42% di tutte le scuole, ossia 16.794, è stato costruito prima del 1976, per circa un quarto non si conosce la data di costruzione, la metà non possiede il certificato di agibilità statica, né quello di prevenzione incendi.

Alla presentazione del rapporto di Cittadinanzattiva era presente anche Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che ha criticato la tradizionale politica di scaricare tutto sulle scuole, e sugli individui, evitando di cambiare il sistema. «Nel vortice della campagna elettorale – ha detto – il piano di rientroa scuola appare inadeguato non tanto per le misure previste, quanto per le raccomandazioni spesso generiche e, soprattutto, per le eccessive responsabilità scaricate sulle scuole, prive delle necessarie risorse e competenze sanitarie».

«Il rischio – ha aggiunto – è quello di un impatto rilevante sulla circolazione del virus e sulla salute pubblica, ma anche sui giorni di scuola perduti, vista l’incomprensibile abolizione della didattica digitale integrata per gli studenti in isolamento».