Scuola, sciopero giovedì: in piazza gli universitari
In movimento Le manifestazioni si terranno in tutto il paese in occasione dello sciopero della scuola indetto giovedì prossimo 31 ottobre dalla Flc Cgil
In movimento Le manifestazioni si terranno in tutto il paese in occasione dello sciopero della scuola indetto giovedì prossimo 31 ottobre dalla Flc Cgil
I tagli e il blocco del turnover previsti dalla legge di bilancio riguarderanno anche l’università e la scuola a cui sono tagliati migliaia di posti di lavoro. Per questa ragione si sta cercando di unire le forze nelle manifestazioni che si terranno in tutto il paese in occasione dello sciopero della scuola indetto giovedì prossimo 31 ottobre dalla Flc Cgil.
Ieri gli studenti universitari dell’Udu hanno annunciato che scriveranno una lettera ai rettori della Crui chiedendo, ottimisticamente, di unirsi alla protesta. «I tagli presenti in legge di bilancio metteranno a dura prova il sistema universitario – sostiene l’Udu – Non colpiranno solo noi, ma i ricercatori precari, i docenti e gli atenei. Invitiamo tutti a convergere nella mobilitazione».
Nel frattempo la ministra dell’università Anna Maria Bernini parla di un aumento del fondo degli atenei dal 2025 e di finanziamenti a «centri di ricerca» dopo la fine del Pnrr nel 2026. Per il ministero dell’università la legge di bilancio ha previsto altri 700 milioni di tagli per i prossimi tre anni. «Ciò che fa la differenza non è quanto si spende, ma come si spende» ha detto Bernini.
Oltre alla scuola giovedì sciopereranno enti di ricerca, delle accademie, dei conservatori e delle scuole non statali con contratto Aninsei. Sono previsti presidi, assemblee, flash mob. “Bisogna valorizzare il lavoro nella scuola anche dal punto di vista salariale – sostiene Flc Cgil – Non è possibile indignarsi quando l’Ocse dice che l’Italia è il paese che paga di meno gli insegnanti e poi fare finta di nulla quando bisogna investire nel contratto».
Sempre giovedì Usb e Cib Unicoba hanno proclamato lo sciopero nel pubblico impiego: «Il governo si presenta al tavolo con risorse che coprono solo un terzo di quanto gli stipendi hanno perso in potere d’acquisto».
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