Scuola: oltre il 90% vaccinato almeno con una dose
Undici regioni più Trento e Bolzano stanno completando le verifiche sul personale A rifiutare i vaccini sono in pochissimi. Buona l’adesione dei giovani tra 12 e 19 anni
Undici regioni più Trento e Bolzano stanno completando le verifiche sul personale A rifiutare i vaccini sono in pochissimi. Buona l’adesione dei giovani tra 12 e 19 anni
I dati sulle vaccinazioni del personale scolastico e universitario si vanno aggiornando. A una settimana dalla scadenza data dal commissario Figliolo alle regioni per verificare i numeri, incrociando le banche dati per età con quella degli addetti, viene fuori che il 90,45% ha avuto almeno una dose o la dose unica. Il 20 agosto erano l’87,18%. Lo stesso ministro Patrizio Bianchi ha ammesso, una settimana fa, che gli immunizzati erano sopra il 90%. Non è ancora la cifra finale perché 11 regioni più Bolzano e Trento stanno ancora completando i controlli. In ogni caso, nel report aggiornato a ieri, Campania e Friuli Venezia Giulia hanno distribuito almeno una dose a tutti, le regioni con il maggior numero di addetti scoperti sono il Piemonte (24.084) e la Lombardia (17.838), il totale nazionale è di 138.435, una settimana fa erano 186.571. Eliminando chi ha avuto il Covid e non è ancora in grado di vaccinarsi e chi non può per motivi di salute, la percentuale finale dei no vax sarà molto esigua.
ANCHE I PIÙ GIOVANI stanno andando a vaccinarsi. In tre mesi, nella fascia 12-15 anni hanno avuto almeno la prima dose il 40,24% della platea; mentre la fascia 16-19 è al 67,45%. Migliorano i numeri anche nelle altre categorie: i cinquantenni sono al 79,77%; i sessantenni all’85,81%; i settantenni al 90,19%; gli over 80 al 94,06%. Sono 3.885.795 le persone over 50 scoperti. Con questi numeri anche Bianchi ha dovuto ammettere: «I dati diffusi dal commissario Figliuolo testimoniano il senso di responsabilità del settore. Anche da ragazze e ragazzi sta arrivando un segnale di fiducia».
Eppure è un mese che il personale scolastico viene additato come un fortino di no vax. La docente Gloria Ghetti, fra le fondatrici del movimento Priorità alla Scuola: «È stata buttata via un’altra estate, dopo quella passata a parlare di banchi a rotelle. Ancora una volta non sono stati affrontati i problemi veri come le classi pollaio, le strutture fatiscenti e l’implementazione del personale docente». Di diverso c’è che è stato introdotto il green pass obbligatorio per i dipendenti: «Quella dei docenti è la categoria più vaccinata – prosegue – quindi mi chiedo perché solo a noi? Sembra quasi un accanimento. Personalmente vaccinerei tutti ma quello del pass mi sembra un grande specchietto per le allodole per evitare di affrontare i problemi veri». Priorità alla Scuola ha indetto una manifestazione per il prossimo 20 settembre «per ribadire che bisogna investire sulla scuola».
L’ANIEF ha comunicato che i suoi aderenti sciopereranno già il primo giorno di scuola: «Abbiamo bisogno di classi con non più di 15 alunni ogni 35 metri quadri e non di sanzioni e multe per chi non possiede il green pass. Abbiamo bisogno di organici seri senza più supplenti. Avremo, infatti, 180 mila precari nonostante le nuove 50 mila immissioni in ruolo e le 110 mila autorizzate e poco più della metà del cosiddetto organico Covid da impiegare soltanto per i recuperi». Unicobas, Cobas, Cub, Usb e altri sindacati di base saranno in piazza l’11 ottobre.
Intanto, il Cts ieri ha dato pare favorevole a prolungare la validità del green pass da 9 a 12 mesi. Così si copriranno i fragili e i sanitari (vaccinati per primi) che rischiano di dover ricorrere ai tamponi ogni 48 ore in attesa della terza dose. La durata del pass è stata modificata anche per chi ha contratto il Covid: 12 mesi a partire dal primo tampone positivo. Dopo l’ok del Cts, sarà necessario includere le modifiche in uno degli emendamenti alla legge di conversione del dl 111 del 6 agosto, che comincerà il suo iter alle Camere il 6 settembre.
LA FLC CGIL al ministero, tra i temi in discussione, ha posto anche quello delle sanzioni per il personale privo di pass, giudicate «spropositate e irragionevoli come sembra emergere anche dalla nota del 13 agosto». Il dl 111 recita: «Il mancato rispetto delle disposizioni da parte del personale scolastico e universitario è considerato assenza ingiustificata e, a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento».
IL PARERE TECNICO del ministero siglato dal capo dipartimento Stefano Vasari, datato 13 agosto, interpreta il testo in senso punitivo: «Riguardo le conseguenze delle assenze ingiustificate, oltre l’anzidetta sanzione della sospensione del rapporto di lavoro e di quella amministrativa, comminabili a partire dal quinto giorno, per norma di carattere generale, anche per quelle comprese fra il primo e il quarto giorno, al personale non sono dovute retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato». La ratio è pagare un supplente dal primo giorno senza dover pagare il docente privo di pass ma la nota non tiene conto di quanti possono aver avuto problemi burocratici o difficoltà legate a patologie, puntando solo sulla punizione.
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