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Scuola, la protesta contro la didattica a distanza in tutte le superiori

Scuola, la protesta contro la didattica a distanza in tutte le superiori

Il caso Il nuovo Dpcm: didattica a distanza al 100% anche in una parte delle medie. Studenti in piazza a Torino. Il movimento «Priorità alla scuola» a Conte: «No alla chiusura"

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 3 novembre 2020

Prima a chiudere a marzo, ultima a riaprire a settembre, la scuola richiude dopo 50 giorni di riapertura a singhiozzo. E, anche nel secondo lockdown in otto mesi, resta una «comoda scorciatoia, il capro espiatorio di carenze che riguardano altri settori: dalla sanità stessa ai trasporti pubblici. Sanità e trasporti pubblici devono essere al servizio di alunni, alunne, studenti e studentesse, non viceversa» ha scritto ieri il movimento di genitori e docenti «Priorità alla scuola» in una lettera che ha rivolto un appello in extremis al governo in cui chiede di evitare il ritorno alla didattica a distanza (Dad) nel 100% nelle scuole superiori e, probabilmente, delle seconde e terze classi delle medie previsto nel prossimo «Dpcm». Infanzia, primaria e prima media dovrebbero restare aperte anche nelle «zone rosse».

LA DAD «ha dimostrato di mancare di quella componente essenziale che è la relazione con l’altro e tra pari, senza la quale il processo di costruzione della personalità dei bambini e degli adolescenti non si compie». Tenere aperte le scuole, come stanno facendo paesi come la Francia con una situazione epidemiologica più grave, serve a organizzare il tracciamento del virus e a evitare di moltiplicare «la dispersione e l’abbandono scolastico», oltre a evitare i danni cognitivi e didattici. «Semmai – ribadisce Priorità alla scuola – va potenziata la medicina scolastica e si deve insistere di più sui trasporti, l’anello debole». Richieste avanzate da aprile e mai realizzate.

A TORINO davanti alla Regione c’è stata una protesta degli studenti contro la chiusura delle superiori. Il coordinamento pugliese dei genitori «La Scuola che vogliamo» ha scritto al presidente del Consiglio Conte e al presidente della Repubblica Mattarella sulle difficoltà che la «Dad» pone ai bambini. In Puglia le scuole sono già tutte chiuse. «La sospensione della didattica in presenza non sarà senza conseguenze e avrà un alto prezzo sociale» ha confermato l’associazione presidi. «Una scelta gravissima» sostiene Francesco Sinopoli (FlcCgil) Tre studenti su 10 tra i 4 mila sondati da Skuola.net hanno confermato: da febbraio la didattica a distanza non è migliorata. E più della metà ha già fatto molte ore di «Dad». Va ricordato anche questo, visto che si tende a considerare la «riapertura in presenza» come un’operazione riuscita interrotta da cause di forza maggiore. È ’emergenza sociale anche nelle aree interne e in quelle rurali. Per Coldiretti quasi una famiglia su 3 che vive in queste zone non dispone di una connessione a banda larga. Anche la ministra dell’Istruzione Azzolina ha denunciato i danni prodotti della chiusura delle scuole. È il suo governo che le sta facendo nei giorni in cui avrebbero dovuto arrivare i banchi con e senza rotelle. Un cortocircuito simbolico devastante.

SULLA RIVISTA «NATURE» ieri è stata pubblicata un’analisi dove si sostiene che «è improbabile che i bambini piccoli diffondano il virus, quelli più grandi sono più a rischio». I dati raccolti nel mondo «suggeriscono che le scuole non siano punti caldi per le infezioni da coronavirus. Le infezioni non sono aumentate quando scuole e asili nido hanno riaperto. E quando si verificano focolai, provocano solo un piccolo numero positivi». Anche nei luoghi in cui le infezioni sono in aumento, i focolai nelle scuole sono rari se sono adottate precauzioni per ridurre la trasmissione. «Più di 65 mila scuole in Italia hanno riaperto a settembre – si legge nell’analisi – ma solo 1.212 hanno visto focolai 4 settimane dopo. Nel 93% dei casi è stata segnalata una sola infezione e solo una scuola superiore aveva un cluster di oltre 10 persone infette». «Sui media si è sentito parlare di una studio pubblicato su «The Lancet» – ha scritto su Facebook l‘immunologa dell’università di Padova Antonella Viola – che stima una diminuzione dei casi con la chiusura delle scuole. Mentre nessuno ha commentato i risultati ottenuti dall’Imperial College pubblicati su Bmj, che stimavano un aumento di migliaia di morti a causa della chiusura delle scuole. Cosa per altro immaginabile visto che i bambini stanno con i nonni oppure con le mamme».

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