Tutto tranne che la didattica. Dopo il tempo speso per l’educazione civica, per la preparazione all’Invalsi, per le ore di Pcto (alternanza scuola lavoro), adesso i docenti dovranno occuparsi anche di tutoraggio. Sempre all’interno del loro monte ore, sottraendo, di conseguenza, ulteriore tempo agli insegnamenti disciplinari. Il ministero guidato da Giuseppe Valditara ha deciso di promuovere le figure del docente tutor e di quello «orientatore» a partire dal prossimo anno scolastico.
Un’evoluzione del «docente esperto» pensato dal governo precedente e contestato duramente da sindacati e insegnanti.

«QUELLA DEI TUTOR è la prima applicazione della rivoluzione del merito e noi per merito intendiamo dare la possibilità a ogni ragazzo di realizzare i propri talenti» ha detto Valditara durante il format youtube «il #MinistroRisponde», condotto dalla giornalista Maria Latella.

CON LA PUBBLICAZIONE delle linee guida sull’orientamento del Decreto ministeriale 63 del 5 aprile scorso e la conseguente circolare 958, il ministero dell’Istruzione «e del Merito» (MiM) aspira a coinvolgere 40 mila docenti delle superiori nei percorsi di formazione per la funzione di tutor e orientatore. Spetterà poi ai dirigenti effettuare una selezione tra i professori che si sono candidati su base volontaria.

AD OGGI PERÒ le candidature languono, nonostante il premio in denaro, tanto che il ministero ha dovuto prorogare la scadenza per le adesioni e ha dovuto aggiungere in corsa anche vantaggi nella richiesta dei trasferimenti. Tuttavia, la proposta rimane inappetibile per gli insegnanti. Del resto, secondo quanto previsto l’orientatore (uno per istituto) avrebbe un compenso compreso tra le 1.500 e i 2 mila euro lordi, mentre il tutor tra gli 2.850 e i 4.750 euro lordi per intervenire su gruppi composti da 30 o 50 studenti. E i conti al netto sono presto fatti: sono giusto 7,34 euro l’ora (per un totale medio di 230 ore) per il «docente tutor» e 5,16 euro per l’«orientatore» (per 150 ore). Una cifra irrisoria.

«LA FLC CGIL ha puntualizzato in ogni circostanza ufficiale la propria contrarietà ad una operazione che dal punto di vista pedagogico e professionale, oltre che da quello economico e contrattuale, mostra tutte le proprie incongruenze». «Si tratta di un modello che si sovrappone all’attuale impostazione didattica delle scuole, fondata sulla corresponsabilità dei consigli di classe. Avrebbe avuto senso l’istituzione di un tutor per classe e non per gruppi così estesi con scarsa efficacia di orientamento del singolo». A questo si aggiunge, secondo la Flc Cgil,«il rischio di frammentare l’azione formativa: potrebbero nascere percorsi differenziati all’interno di una stessa classe».

«NON OCCORRE inventarsi nuove figure – dice anche il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile – l’attività di tutoraggio è insita nella professione docente, basterebbe aumentare lo stipendio per valorizzare il lavoro che svolge». Anche per i Cobas Scuola «la riforma porterà alla perdita di ruolo dei docenti disciplinari e alla destrutturazione del processo didattico-educativo: non saranno più la formazione culturale e la consapevolezza critica a determinare la scelta del percorso post-scolastico, ma le competenze di apprendimenti personalizzati».

L’UNIONE SINDACALE di base (Usb) ha avviato uno sportello online per raccogliere le proteste dei docenti: «Questi fondi dovrebbero essere destinati ad aumenti stipendiali per tutti i lavoratori della scuola» spiega. Questo il punto centrale, per tutti i sindacati: far rientrare «tutte le risorse che impegnano il personale sul piano organizzativo o remunerativo dentro la contrattazione, anche quelle del Pnrr. e questo non sta avvenendo per i fondi stanziati per la figura del tutor né per la formazione del personale» come dice la Flc.

IL MINISTRO VALDITARA non è disposto a rivedere l’impianto, anzi ha ribadito «la necessità di personalizzare sempre più la formazione sulle esigenze specifiche del singolo studente» ma ha dichiarato che su quest’ultimo punto si sarebbe messo in ascolto. Intanto ieri sono ripresi all’Aran gli incontri per il rinnovo del Contratto nazionale dell’Istruzione, in caso di mancate risposte convincenti i sindacati sono pronti a interrompere la trattativa.