Scuola, decreto o disegno di legge? Di certo c’è solo il pasticcio
Governo Una giornata di indiscrezioni e smentite sulla pelle dei lavoratori. Renzi, schiacciato dalle sue promesse, rimanda le scelte ad un prossimo consiglio dei ministri
Governo Una giornata di indiscrezioni e smentite sulla pelle dei lavoratori. Renzi, schiacciato dalle sue promesse, rimanda le scelte ad un prossimo consiglio dei ministri
Illudere una persona è discutibile. Illudere 150mila docenti precari è da statisti. Che la politica degli annunci sulla scuola di Renzi avesse mostrato i suoi limiti non è un mistero. Dopo avere rimandato di mese in mese l’ora X dell’approvazione della riforma “Buona Scuola” e l’assunzione di una cifra volatile tra i 120 e i 148 mila precari iscritti alle graduatorie a esaurimento, ieri il governo si è fatto prendere dal panico. Al Consiglio dei ministri doveva arrivare con le carte giuste, e un lavoro di cesello. Invece, nelle ore decisive sul futuro della sua riforma più importante è calato il segreto di Stato.
La “Buona scuola” doveva essere approvata con un solo decreto legge. Lo ha sostenuto il sottosegretario all’Istruzione Faraone (Pd). Una forzatura che ha provocato lettere di protesta al presidente della Repubblica Mattarella da parte dei 15 comitati promotori della legge popolare sulla scuola (la “Lip”). Questa ipotesi iniziale è stata tuttavia smentita dal ministro dell’Istruzione Giannini. In seguito è nata un’altra ipotesi che sembrava essere confermata fino all’altro ieri: l’esecutivo avrebbe approvato un decreto legge per assumere i precari (altro discorso è capire quali) e un disegno di legge comprensivo forse di una o più deleghe. Un’ipotesi, quest’ultima, che allunga i tempi di una riforma presentata da Renzi come già fatta. Mentre, invece, è tutta da costruire, soprattutto nei dettagli dove – com’è noto – si nasconde il diavolo.
A poche ore dal Cdm, l’altro ieri sera, Renzi ci ha ripensato. Tutto, riforma della scuola e assunzione dei precari, avrebbe dovuto confluire in un unico disegno di legge. Al parlamento, però, Renzi ha chiesto «tempi certi» per l’approvazione del provvedimento monstre. Un colpo di scena concepito, forse, per ripassare lo smalto sull’immagine “autoritaria” del presidente del Consiglio, campione di decretazione d’urgenza. Ma in questo modo i docenti precari non sarebbero stati assunti il primo settembre. Insomma, una figuraccia per il governo.
Per ore la rete si è infiammata. I comitati degli idonei al “concorsone” del 2012 hanno affollato twitter e facebook chiedendo il decreto per l’assunzione. I sindacati si sono scatenati contro l’uso dei precari usati da Renzi a fini propagandistici. Anche loro sono per il decreto ad hoc. In fondo i motivi di urgenza per assumerli ci sono tutti.
All’alba di ieri gli studenti dell’Uds hanno dato il buongiorno al governo con un blitz al ministero dell’Istruzione a Roma. L’azione ha promosso la manifestazione nazionale del 12 marzo e ha contestato gli aspetti sostanziali della “Buona scuola”: «È fondata sulla valutazione in salsa Invalsi – sostiene il coordinatore Uds Danilo Lampis – succube degli interessi delle imprese che richiedono soltanto basse competenze e precari; aperta agli interessi e ai finanziamenti dei privati; con una gestione sempre più simile a quella di un’azienda, con al centro il preside-manager; fondata sulla competizione e sui premi». Per gli studenti quello di Renzi è un progetto di modernizzazione reazionaria in salsa neoliberale.
Sette ore prima dal Cdm, in un incontro a Palazzo Chigi durato 90 minuti con il ministro Giannini, Renzi si è aggrappato a un salvagente lanciatogli dal Miur. È nata così l’ipotesi dello “scorporo”: la “buona scuola” doveva finire nel disegno di legge, mentre i precari dovevano invece essere assunti con un decreto legge. E così la promessa di Renzi sembrava essere stata mantenuta. Nel decreto approvato dopo lo slalom tra anticipazioni e caos normativo avrebbe potuto esserci anche una parte dedicata all’organico funzionale necessario per modificare le graduatorie in esaurimento.
In questo can can sembra essere saltata la norma sul bonus fiscale fino a 4 mila euro per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie. La proposta è stata avanzata dal sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, sostenuta dal ministro Giannini, e richiesta da 44 parlamentari del Pd e dall’Ncd di Alfano. Renzi ha rinunciato: troppi i 400 milioni di euro preventivati. E poi perché dare spago a Alfano che ha bisogno di un trofeo per le regionali che incombono?
Entrando in Cdm, di cui non è stato comunicato l’ordine del giorno, il ministro delle riforme Maria Elena Boschi ha escluso che il decreto sulle assunzioni fosse all’ordine del giorno. Al momento in cui scriviamo sembra essere stato escluso anche il disegno di legge. Indiscrezioni sostengono che il Cdm dovrebbe approvare una serie di «linee guida» rimandando ancora i provvedimenti. Nata male, la “Buona Scuola” rischia di finire peggio. Sul tavolo restano le ipotesi del Decreto, disegno di legge, legge delega. Il gioco delle tre carte continua. Le assunzioni dei precari rischiano di slittare. E l’inizio del prossimo anno scolastico è alle porte.
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