Scuola, dal governo solo buoni propositi
Istruzione Dura reazione di Flc-Cgil e studenti Uds: «I 24 propositi del ministro Giannini continuano la devastazione dell’istruzione
Istruzione Dura reazione di Flc-Cgil e studenti Uds: «I 24 propositi del ministro Giannini continuano la devastazione dell’istruzione
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini è una dei senatori di Scelta Civica ad essere «confluita» nel Pd di Renzi. C’è stato un tempo, in fondo bgreve, in cui l’ex rettrice dell’università degli stranieri di Perugia ha cercato di dedicarsi ad un percorso politico autonomo. Gli esiti non sono stati all’altezza delle ambizioni. Da segretario di Scelta Civica, Giannini ha provato a guidare un drappello di liberal-democratici alle elezioni europee con esiti non scintillanti: il partito degli ex montiani ha incassato lo 0,72% con poco più di 197 mila voti.
Vista la mala parata il ministro ha scelto di svolgere il ruolo di portavoce della «Buona Scuola» renziana a tempo pieno. Per rendere più saldo l’impegno ha presentato ventiquattro buoni propositi per il nuovo anno, il secondo alla guida del Miur. Quello che segnerà la santificazione dell’impegno di Renzi sulla scuola: assumendo 148 mila docenti precari a settembre, escludendone almeno altri 100 mila aventi diritto.
Tra i propositi emerge quello dell’allungamento dell’orario di lavoro dei docenti, una misura contestatissima l’estate scorsa, al punto da imporre al governo il ritiro della misura annunciata a mezzo stampa. Da Viale Trastevere fanno sapere che le scuole saranno sempre «più aperte» anche oltre l’orario delle lezioni per lo sviluppo di progetti e programmi per il contrasto della dispersione scolastica. Tornano dunque d’attualità i seguenti problemi: verranno pagati gli straordinari al personale amministrativo? Oppure gli istituti resteranno aperti grazie ai privati?
Tra gli altri propositi ci sono i «rammendi» all’edilizia scolastica. La Banca Europea per gli Investimenti ha concesso un prestito a lungo termine (fino a 40 milioni l’anno per 30 anni) da 900 milioni esente dal patto di stabilità. Entro il 15 febbraio 2015 il Miur ripartirà le risorse tra le Regioni. I lavori dovranno essere aggiudicati entro il 30 settembre 2015. Tempi lunghi, insomma. Per i prossimi tre anni il governo dovrebbe stanziare 3,7 miliardi di euro per il «decoro».
«Finché le province non potranno derogare al Patto di Stabilità, qualsiasi promessa di intervenire sulle condizioni indegne in cui vertono le nostre scuole rimarrà tale e non si tradurrà in miglioramenti fattivi» sostiene Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti Gli studenti torneranno in piazza il prossimo 12 marzo. Tra i punti elencati dal Miur non ci sono impegni per aumentare gli investimenti nell’istruzione, nè nell’università. E non c’è un impegno concreto per l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. «Si ripropone la solita retorica sulla valutazione – commenta Domenico Pantaleo della Flc-Cgil – quote premiali, competizione e assunzioni meritocratiche senza peraltro aumentare le risorse. Nel rapporto tra lavoro e istruzione viene affermata l’egemonia delle imprese sui processi educativi mettendo sullo stesso piano alternanza scuola-lavoro, apprendistato e tirocini». Il sindacalista lamenta l’assenza di ogni riferimento al rinnovo dei contratti dei docenti bloccati dal 2009.
In compenso il governo promette di tornare a «riformare» l’università «su base meritocratica», auspicando un ricambio generazionale tra i docenti.In attesa che il governo ufficializzi nel cdm previsto il 20 febbraio l’assunzione dei docenti precari e chiarisca i reali contenuti del decreto legge della riforma settimana successiva, ad oggi non è chiaro se, e come, gli scatti di anzianità resteranno in vigore per i docenti e quanto peseranno invece gli «scatti di competenza», cioè il «merito».
Questo cavallo di battaglia del governo, e del partito democratico, è stato bocciato a sorpresa dalla consultazione online sulla «buona scuola» voluta dallo stesso Renzi. La più «grande consultazione mai realizzata su una riforma», così recita il claim propagandistico del renzismo, ha bocciato il pilastro della riforma. Si parla di un «sistema misto» merito-anzianità. Fitto resta il mistero sulla soluzione. ro. ci.
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