Il governo e i sindacati della scuola hanno trovato ieri un accordo sul rinnovo del contratto per oltre un milione di lavoratori. Gli aumenti e gli arretrati arriveranno a dicembre nelle buste paga. L’intesa è arrivata dopo un incontro al ministero di Viale Trastevere. Oggi all’Aran è prevista la firma definitiva della parte economica del contratto. Gli aumenti lordi saranno sopra i 100 euro per tredici mensilità, mentre gli arretrati saranno, in media, più di 3mila euro. C’è l’impegno del ministro Valditara di trovare altri 300 milioni in più. L’accordo riguarda il triennio già chiuso, il 2019-2021. Resta aperto il discorso sul prossimo triennio, già iniziato. I sindacati hanno parlato di “svolta decisiva” e “di bella notizia”. Valditara ha parlato di “risorse importanti per Natale”.

Per comprendere le gravi disparità retributive tra i docenti italiani e il resto d’Europa è necessario leggere il rapporto “Education at a Glance 2022” curato dall’Ocse. La differenza è evidente in tutti i gradi di scuola, a partire dalla scuola primaria: 15,7%, ovvero di 6.286 dollari (ai fini della comparazione le retribuzioni sono rapportate in dollari a parità di potere d’acquisto); tra i docenti di scuola media di primo grado la distanza è del 14% (-6.033 dollari); per finire con i docenti della scuola superiore che percepiscono il 12,7% in meno (-6.694 dollari) rispetto alla media dei colleghi dell’Unione europea.

Le differenze sono ancora più evidenti confrontando le retribuzioni in euro e non in dollari. È ciò che emerge rapportando lo stipendio di un docente italiano di scuola media con 15 anni di servizio. Rispetto alla Germania le retribuzioni sono inferiori di oltre il doppio di quelle italiane, rispetto alla Francia di 3.783 euro per non parlare della Spagna: gli stipendi sono inferiori di 8.327 euro all’anno.

Restando al caso analizzato, quello della scuola media, negli undici anni intercorsi tra il 2010 e il 2021 le retribuzioni sono diminuite di circa 6 punti a fronte di un incremento di quasi 2 punti delle retribuzioni medie europee dei docenti dello stesso livello di scuola.

Questo è uno degli effetti dei tagli disposti dal governo Berlusconi nel 2008, sostenuto dalle stesse forze politiche che oggi compongono l’attuale maggioranza. Ad oggi la spesa pubblica complessiva destinata all’istruzione dall’infanzia alla scuola secondaria è il 5,8% a fronte di una media europea del 7%: la differenza è di circa 10 miliardi di euro. L’importo dei tagli disposti nel 2008-2011.