Scrittori e Pussy Riot contro Putin
Olimpiadi di Sochi Presa di posizione degli intellettuali, le Pussy Riot contro chi partecipa alla cerimonia d'apertura
Olimpiadi di Sochi Presa di posizione degli intellettuali, le Pussy Riot contro chi partecipa alla cerimonia d'apertura
Le Pussy Riot tornano a far parlare di loro, in concomitanza con l’inizio dell’evento olimpico voluto fortemente da Putin. «Se uno va alle Olimpiadi di fatto viene meno alle sue convinzioni e mostra di appoggiare il regime oppressivo di Putin». È un passaggio dell’intervista delle due Pussy Riot, Maria Alyokina e Nadia Tolokonnikova, al New York Times. Le due giovani hanno ribadito che «nessun dialogo è possibile con le autorità russe, come i fatti dimostrano continuamente». Il quotidiano americano aggiunge, che le due esponenti del gruppo musicale, avrebbero anche smentito una loro futura partecipazione – come candidate – alle elezioni politiche. Come vuole la tradizione, un appello per le libertà è arrivato anche da 200 scrittori, tra cui Gunter Grass, Salman Rushdie, Margaret Atwood, Paul Auster, Jonathan Franzen. I 200 intellettuali hanno scritto una lettera a The Guardian, condannando la legge contro la propaganda omosessuale e le due contro la blasfemia. «Queste tre leggi mettono a repentaglio gli scrittori – si legge nell’appello -, non possiamo restare fermi mentre colleghi autori e giornalisti sono costretti al silenzio o rischiano la persecuzione».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento