Scotellaro, quei 44 giorni nel carcere di Matera e le carte ritrovate anni dopo
Il documento Il circolo culturale «La Scaletta» pubblica gli atti del procedimento fino a ora introvabili. L’unica testimonianza documentale per ricostruire una vicenda importante non solo per la Basilicata e il Sud
Il documento Il circolo culturale «La Scaletta» pubblica gli atti del procedimento fino a ora introvabili. L’unica testimonianza documentale per ricostruire una vicenda importante non solo per la Basilicata e il Sud
Rocco Scotellaro è stato un sindaco ragazzino. Ha solo 23 anni quando lo diventa a Tricarico, eletto nella lista del fronte popolare L’Aratro. Eppure, l’otto febbraio 1950 è arrestato e condotto presso il carcere di Matera, dove resta per 44 giorni nella cella n. 7.
Del processo non era rimasta traccia. Il fascicolo custodito presso l’archivio del palazzo di giustizia di Potenza è stato smarrito. È molto probabile che sia andato distrutto per il parziale crollo dell’edificio durante il terremoto del 1980. Nel 2013 per puro caso avviene un fatto sorprendente. Raffaello de Ruggieri è figlio di Niccolò, avvocati entrambi.
SUO PADRE è deceduto da vent’anni, antifascista, amico di Carlo Levi. A Matera sta mettendo ordine nello studio quando scopre una cartellina preziosa come una reliquia. «Corte d’Assise, Procedimento Penale a carico di Scotellaro Rocco, imputato di concussione». Rimane senza fiato. Gli atti del processo, finalmente, sono stati pubblicati da La Scaletta, storico circolo culturale di Matera, in un libro (gratuito, copie numerate, con una introduzione di Raffaello de Ruggieri e un’altra di Ivan Franco Focaccia) che si intitola Rocco Scotellaro. Il Processo e, a oggi, resta l’unica testimonianza documentale per ricostruire una vicenda importante non solo per la Basilicata e il Sud.
Il giudice istruttore aveva emesso l’ordine di arresto, obbligatorio allora per questo reato. L’avvocato de Ruggieri prende la difesa. Aveva conosciuto il sindaco di Tricarico durante la campagna elettorale per il referendum istituzionale. Scotellaro, nell’agosto del 1947, abusando della sua carica, avrebbe indotto il maresciallo dei carabinieri D’Antonio Pancrazio a dargli indebitamente lire 10 mila, per istruire la pratica di concessione del servizio automobilistico Tricarico-Scalo Grassano. Insieme a Scaiella Ugo, di Vincenzo, di anni 26, quale segretario del Comitato Comunale Amministrazione Aiuti Internazionali, avrebbe anche indotto Minutiello Dante, Di Cuia Mauro e Biscaglia Donato, a dare indebitamente a ciascuno dei due imputati 10 mila e tessuti per l’importo di alcune migliaia di lire, per ottenere la concessione della vendita di tessuti UNRRA. L’istruttoria si fonda su due sospette e tardive denunce, che «mal riuscivano a nascondere il loro proposito di vendetta politica». Il 24 marzo 1950 la Corte Appello di Potenza assolve definitivamente Scotellaro Rocco fu Vincenzo da tutte le imputazioni.
NON BASTÒ A SANARE la ferita del carcere. Come racconta lo stesso avvocato de Ruggieri in una lettera del 1967, fu un’esperienza terribile. «Rocco trovava sollievo solo nella lettura dei libri che gli portavo, dopo aver superato la dura censura del cappellano don Peppino». Non riuscì a consolarlo neppure il conferimento del premio di poesia Roma con l’invito al Campidoglio. «Mi ha chiamato personalmente Carlo Levi. Il premio è di 100 mila lire». Rocco pensava ai suoi compagni di carcere: Chiellino, Pasciucco, zio Donato. All’avvocato dà un mandato preciso. I soldi del premio andranno distribuiti tra loro.
Un solo affanno quotidiano superava ogni altro: il dolore di sua madre. «Ho perso la mia speranza», scrive Francesca Armento in una lettera. Il 15 dicembre 1953 Rocco è a Portici, sembra che il dolore sia passato. Ed invece aveva scavato profondo. A 30 anni muore di crepacuore.
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