Visioni

Scorie e petrolio, quei veleni nel mar Jonio

Scorie e petrolio, quei veleni nel mar JonioUlderico Pesce – foto di Marco Deodati

A teatro Ulderico Pesce nel suo nuovo spettacolo «Petrolio», costruisce con la consueta struttura drammaturgica la sua veemente denuncia

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 gennaio 2019

Trivelle sì, trivelle no, Di Maio ministro del lavoro gioca di rimpallo con gli idrocarburi e scarica responsabilità e colpe sul Pd. Ma, mentre ci si interroga sul blocco delle trivellazioni nel Mar Jonio di fronte al Metaponto, alla Basilicata i centomila barili di petrolio estratti ogni giorno dalle sue viscere sono già costati inquinamento e cancro, i cui dati restano difficili da allineare e divulgare. Di questa sorta di censura è consapevole Ulderico Pesce, figlio di questa terra, quando alla fine di Petrolio (al Teatro India, fino al 13 gennaio) chiede agli spettatori plaudenti che lo aiutino a diffondere la storia del greggio lucano. Come in altri suoi spettacoli, Storie di scorie, Asso di monnezza, FIATo sul collo, Il triangolo degli schiavi, da solo in scena, l’attore-autore costruisce con la consueta struttura drammaturgica la sua veemente denuncia.

QUI LA VICENDA ruota intorno alla comunità di Viggiano, stretta nella morsa tra diritto al lavoro e diritto alla salute, che neanche un miracolo della Madonna Nera può allentare. Ulderico dà voce a donne e uomini della Val d’Agri, costretti a vivere tra i veleni dell’idrogeno solforato, il micidiale H2S, con l’invenzione del narrante Giovanni, addetto alla sicurezza dell’impianto Eni, che ricorda l’ingegnere dell’Eni costretto a tacere sulle perdite dei serbatoi e il cui memoriale scoperto dopo il suicidio dalla Magistratura anticipava gli esiti dell’inchiesta del 2016. Giovanni che con l’arrivo dell’Eni, nel 1994, ottiene un contratto trimestrale e mette su famiglia, la sua casa col terrazzino davanti ai mefitici fuochi, la figlia che sigilla la finestra ma si è già ammalata di cancro, mentre è innamorata di un giovane nigeriano scappato – comico paradosso – dal delta del Niger devastato dagli impianti della stessa Eni. A questo Ente nazionale idrocarburi è legato uno strascico infinito di segreti e morti, dalle migliaia di sconosciuti a Enrico Mattei e Pier Paolo Pasolini, il cui romanzo postumo Petrolio è mancante proprio del capitolo «Lampi sull’Eni», ricorda Pesce, che al poeta di Casarza sembra dedicare questo suo omonimo spettacolo. Vedremo ora nell’anno di Matera capitale della cultura se si fermerà il disastro ambientale e lo scotto di vite umane provocato dal più grande giacimento petrolifero europeo.

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