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Scopelliti cerca riparo a Bruxelles

Scopelliti cerca riparo a BruxellesLa regione Calabria

Calabria Dopo la condanna a 6 anni il governatore si dimette per presentarsi alle europee

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 29 marzo 2014
Silvio MessinettiREGGIO CALABRIA

Peppe getta la spugna, si dimette e fa dimettere tutta la giunta e i consiglieri di maggioranza. «Muoia Sansone con tutti i filistei» avrà pensato. Meglio morire con onore che tirare a campare. Insomma, meglio l’Ideale d’un tempo che l’andreottismo. Ma c’è poco di idealismo in questa mossa. E invece tanto, ma tanto, realismo politico.

A Scopelliti frana il terreno sotto i piedi e l’unica via di fuga si chiama Europarlamento. Le procure di mezza Calabria lo braccano e i giudicanti lo attendono al varco di altri processi. Per cui egli sa che l’unica àncora di salvezza va lanciata tra Strasburgo e Bruxelles. E c’è un numero che forse avrà sognato nella lunga notte dopo la condanna. Non da giocare al lotto ma che per lui equivale a una lotteria. Il 4, come il quorum per accedere al riparto dei seggi europei. Sarà forse per lenire questo battiquorum che ieri mattina i lunghi viali di Reggio sono stati pennellati da giganteschi cartelli 6×6, col faccione di Alfano, e 2 scritte: «In Europa, prima l’Italia» e «Insieme. Al nostro coraggio». E, in effetti, per un ministro degli Interni ci vuole un bel fegato a mettere come capolista alle imminenti Europee un signore appena condannato perché – secondo i giudici di primo grado – falsificava i bilanci del comune. Ma tant’è. In Calabria si è abituati a questo e a ben altro.

Si torna alle urne, dunque. Ma non si sa bene quando. Scopelliti potrebbe sciogliere il Consiglio prima della sospensione E, a questo punto, le Regionali potrebbero essere indette a giugno. L’altro scenario prevede la decadenza della Giunta, mentre il Consiglio resterebbe in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla tornata elettorale che, a quel punto, sarebbe programmata in autunno. C’è però da risolvere la grana della legge elettorale e dello statuto, che è stato bocciato dalla Corte costituzionale in merito al numero dei consiglieri da eleggere. Una questione che potrebbe essere risolta da Palazzo Campanella se si riuscisse ad avviare una corsia preferenziale.

Il Pd che chiedeva elezioni anticipate, intanto, festeggia. Non si sa bene cosa. Se non la caduta di un personaggio che è pur sempre il capo organizzazione del partito alleato di Governo a Roma. Per il resto, il Pd, reduce da 5 anni di commissariamento, ha ben poco da festeggiare, dilaniato da una guerra di correnti e ai minimi storici.

In Calabria i democratici più che la soluzione rappresentano uno dei tanti problemi. L’alleanza tra imprenditoria corsara e manovratori politici di tutti gli schieramenti ha, infatti, ridotto questa regione a terra di conquista, a laboratorio di ogni forma di saccheggio e devastazione nel segno del neoliberismo. Con le cosche a fare da cane da guardia e da sentinella. «Il sistema di potere che ha mal governato la regione negli ultimi anni è arrivato al capolinea. Ora è arrivato il momento di cambiare, e cambiare davvero» dichiarano dalle parti di Sel Calabria. Si spera non in alleanza con questo Pd così screditato. Che prefigura già sogni di gloria. E per bocca del suo segretario regionale, Ernesto Magorno (quello che ha accompagnato Renzi nella passerella di Scalea) annuncia: «Siamo pronti a mettere in campo un’alternativa di governo seria e credibile».

La regione è al collasso economico e sociale. Con la disoccupazione al 30%, vecchi e nuovi caporali nei call center come tra i campi agricoli, a succhiare il sangue di giovani precari e lavoratori migranti. E con la piaga indelebile dei rifiuti. A queste latitudini si è persino istituzionalizzata la privatizzazione delle discariche. Un’incredibile legge regionale ha infatti, qualche settimana fa, sancito l’utilizzo anche di discariche private per il conferimento, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Mentre la raccolta differenziata viaggia a ritmi tra i più bassi d’Europa. Scatenando le proteste popolari dei comitati in atto a Bisignano, Rossano, Borgia, Celico, Casignana. Una regione infettata da liquami chimici, onde elettromagnetiche, lamiere arrugginite di eternit, nubi tossiche, avrebbe bisogno di ben altro che proclami politicisti. Che non aiutano certo a smuovere le coscienze di un elettorato asservito e ricattato, sottomesso e rassegnato.

 

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