Il commento arriva in diretta dall’aula di Montecitorio. Lo posta il deputato Pd Filippo Sensi su twitter, avendo in testa l’abbraccio sempre più stretto tra il suo partito e il M5S: «Sto sentendo in aula un intervento di un cinque stelle sulla giustizia che mi fa letteralmente orrore. Non ho altre parole se non due: pensarci bene. Ma bene bene».

Il cinque stelle è l’ex sottosegretario alla giustizia Vittorio Ferraresi che è stato con Bonafede in via Arenula tanto nel Conte uno quanto nel Conte due (ora, con Cartabia, il Movimento lo ha sostituito con la sottosegretaria Macina). Ferraresi, che pure annuncia il voto favorevole al decreto in discussione che si occupa di giustizia e referendum, ci tiene a fare alcune precisazioni. Non gli piace che il governo si sia adattato a una decisione della Corte di giustizia Ue per la quale i tabulati telefonici vanno chiesti da un giudice e non solo da un pm. Non gli piace che, nel respingere alcuni emendamenti, la ministra Cartabia abbia fatto sapere che sono in arrivo regole per limitare l’uso del trojan. Ma soprattutto Ferraresi vuole dire la sua sul caso, vecchio di diversi mesi, dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti.

Si ricorderà che l’amministratore del Pd era stato condannato in primo grado per turbativa d’asta, e all’epoca la Lega e i 5 Stelle fecero a gara nel comiziargli contro e mimare le manette, ma è stato poi assolto in appello. Nel dibattito di ieri mattina in aula alla camera è la deputata di Italia viva Silvia Fregolent a recuperare la memoria di quella vicenda, per imbastire un paragone con il suo leader Matteo Renzi le cui cronache giudiziaria sono oggi squadernate su giornali e social media. Ferraresi punta l’indice: è vero che Uggetti è stato assolto, ma «sicuramente aveva commesso attività, che, politicamente, contrastavano con i principi di trasparenza e di onore con cui si devono portare avanti le funzioni pubbliche».

Uggetti, insomma, assolto ma comunque colpevole, «politicamente». E questo perché ha riconosciuto lui stesso di aver fatto degli errori, ma non ha ammesso alcun reato. A Ferraresi la replica arriva immediatamente dal deputato Pd Ceccanti che è anche il relatore sul decreto legge in questione: «È stato Di Maio a definire la campagna orchestrata da alcune forze politiche contro il sindaco Uggetti “attacchi profondamente sbagliati e condotti con modalità grottesche e disdicevoli”. Io sono d’accordo con Di Maio». A seguire arrivano critiche simili dalla capogruppo al senato Malpezzi, dell’ex capogruppo Marcucci e della responsabile giustizia del Pd Rossomando, oltre che da Fregolent di Iv (ma va detto che quando Uggetti fu spettacolarmente arrestato, nel 2016, né Renzi né il Pd mostrarono particolare solidarietà).

Del caso Uggetti si tornerà a parlare entro fine mese, quando la corte d’appello di Milano depositerà le motivazioni dell’assoluzione. Di certo, nell’attaccarlo, Ferraresi non ignorava l’autocritica di Di Maio. Ma Ferraresi, via Bonafede, è più vicino all’ex presidente Conte che al ministro degli esteri. Ieri in aula ha dato voce ai non pochi grillini che le scuse di Di Maio non hanno mai digerito. Perché gli scontri del M5S con il Pd sono sempre, anche, scontri interni