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Scontro sul salario minimo. Il voto rinviato a martedì

Scontro sul salario minimo. Il voto rinviato a martedìGiuseppe Conte – Ansa

Lavoro Il Pd pensa a una legge di iniziativa popolare. Conte: «Per ora concentriamoci sull’aula»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 luglio 2023

Il secondo round del match in commissione lavoro a Montecitorio sul salario mimino segna un punto per le opposizioni. Difficile che si vinca la guerra, ma questa battaglia vede prevalere la minoranza. Il cui timore era che ieri si arrivasse a votare gli emendamenti, compreso quello soppressivo del governo. Alla fine di una sessione come il giorno precedente allargata (c’era anche Giuseppe Conte e diversi deputati del centrosinistra) si è appreso che tutto è rimandato al prossimo martedì. Ci sono cioè altri giorni per tenere il tema caldo e provare a mettere in contraddizione la destra.

«SIAMO MOLTO soddisfatti e pensiamo che la maggioranza abbia il tempo per poter rivedere la posizione e rinviare definitivamente questo obbrobrio dell’emendamento soppressivo e ritirarlo», dice Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione. Gli fa eco Francesco Silvestri, capogruppo dei 5 Stelle alla Camera: «Oggi abbiamo evitato che si votasse l’emendamento soppressivo con un’opera di partecipazione alla commissione molto forte da parte delle opposizioni». Lo stesso Silvestri, auspica «che l’intervento di Conte abbia dato dei suggerimenti e che la maggioranza rifletta sulle sue parole, prendendosi questo tempo per poter fare delle valutazioni meno semplici su un problema molto complicato e che riguarda una parte di paese sostanziale». Intervenuto nel primo pomeriggio, il leader pentastellato aveva lamentato l’assenza di iniziativa sul tema da parte del governo. E aveva battibeccato con il presidente della commissione Walter Rizzetto, rinfacciandogli quando (nel 2014, quando era deputato grillino) sottoscrisse un testo proprio sul salario minimo. «Non c’è nessuna controproposta da parte di questo governo – spiega Conte – A parole riconosce che c’è un problema per lavoratori che prendono buste paga da fame. La presidente Meloni non si assume la responsabilità di portare rispetto e restituire dignità a tre milioni e 650 mila lavoratrici e lavoratori».

DAL CENTRODESTRA le valutazioni sono divergenti. Sul merito della proposta di legge e anche sul metodo dell’iter parlamentare. Così, Rizzetto assicura che la minoranza ha poco da festeggiare: «Se qualcuno dell’opposizione ritiene sia una vittoria ha capito evidentemente male – afferma l’esponente di Fratelli d’Italia – Le opposizioni hanno rinunciato a circa una ventina di ulteriori interventi e faranno votare gli emendamenti martedì, quando ritengo che la maggioranza sarà granitica rispetto al tema». Ciò che la maggioranza sta facendo sul salario minimo, dice il capogruppo di Azione-Italia Viva alla camera Matteo Richetti è «incomprensibile». «Non ci stanno dicendo ‘Non siamo d’accordo e proponiamo quest’altra cosa’ – sostiene Richetti – Ci stanno dicendo ‘non siamo d’accordo e vi blocchiamo la proposta’ di tutte le opposizioni».

TUTTAVIA, per quanto possa essere positivo l’aver protratto il dibattito fino alla prossima settimana, Pd e M5S sanno che dovranno inventarsi qualcosa per far vivere la proposta del salario minimo oltre lo slancio parlamentare delle prossime settimane. I dem trapela l’idea di organizzare una raccolta firme per fare della proposta una iniziativa popolare (cosa che in verità sta già facendo ormai da qualche tempo Unione popolare). Elly Schlein spera di legare a questo tema, che considera potenzialmente maggioritario e dunque una testa d’ariete nell’opinione pubblica più lontana dal Pd, «la lotta all’inflazione, la difesa della sanità pubblica e l’attuazione del Pnrr, occasione irripetibile per l’ammodernamento del paese». L’idea, almeno per il momento, non viene raccolta da Conte, che prima vuole sfidare la maggioranza al voto parlamentare. «Non ci fasciamo la testa, poi organizzeremo – spiega Conte – Facciamo la nostra battaglia in commissione. Andremo in aula e continuiamo là la nostra battaglia e se non sarà sufficiente parleremo al paese intero».

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