Scontro fra due navi mercantili, quattro marinai ancora dispersi
Mare tragico Ormai si dispera di trovare in vita i marittimi che mancano ancora all'appello del cargo turco Gokbel, colato a picco dopo la collisione con un altro mercantile all'imbocco del porto. Identificate le due vittime già recuperate. La procura indaga per naufragio e omicidio colposo plurimo, ipotizzando un errore di manovra.
Mare tragico Ormai si dispera di trovare in vita i marittimi che mancano ancora all'appello del cargo turco Gokbel, colato a picco dopo la collisione con un altro mercantile all'imbocco del porto. Identificate le due vittime già recuperate. La procura indaga per naufragio e omicidio colposo plurimo, ipotizzando un errore di manovra.
Con il passare delle ore, sembra destinata ad aumentare la tragica contabilità dello scontro fra due mercantili avvenuto domenica mattina al largo del porto di Ravenna. Nonostante le ricerche di due elicotteri dei Vigili del fuoco e della Finanza, di un rimorchiatore e di due motovedette della Guardia costiera, al calar del sole non sono stati trovati i quattro marinai turchi dispersi dopo la collisione. I soccorritori si sono concentrati sulla zona sud del litorale, al largo di Cervia e di Cesenatico. Ma le condizioni atmosferiche, il mare ancora molto mosso e la bassa temperatura dell’acqua sono tre fattori che, uniti insieme, fanno ormai disperare di trovare in vita i quattro naufraghi.
Salirebbe così a sei il numero delle vittime della collisione fra il mercantile Gokbel, di nazionalità turca e con undici uomini di equipaggio, ora definitivamente affondato su un fondale sabbioso a non più di venti metri di profondità, e la Lady Aziza, battente bandiera del Belize e con equipaggio siriano, che era appena uscita dal porto per prendere il mare quando ha impattato l’altro cargo, speronandolo a poppa. In quel momento il mare era agitato forza 5-6, il vento soffiava a oltre 50 nodi, c’era in corso una fitta nevicata, e per giunta le condizioni meteorologiche estreme avevano favorito il formarsi di una fitta foschia.
La procura, che ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo e naufragio, segue principalmente la pista della “causa umana”, in altre parole di un’errata manovra. L’indagine tiene comunque conto delle condizioni atmosferiche, definite “particolarmente proibitive”. Il prossimo passo consisterà nella localizzazione del punto d’urto: per la Lady Aziza, sotto sequestro probatorio e ormeggiata in porto, i segni sono ben visibili a prua. Per la Gokbel invece il pm di turno Stefano Stargiotti, titolare del fascicolo, ipotizza una profonda falla nella zona di poppa. Talmente grave da far colare a picco la nave in pochi minuti.
Il cargo del Belize, a stive vuote, stava uscendo dal porto. Mentre quello turco, che stava trasportando un carico di fertilizzanti definito in procura come “non pericoloso”, stava arrivando. L’obiettivo degli investigatori, e in parallelo dell’indagine amministrativa della Capitaneria, è quello di capire quali siano state le manovre eseguite dalle due navi. Navi che, dopo la collisione, si sono allontanate di alcune centinaia di metri nel mare in tempesta, rendendo impossibile per la Lady Aziza il soccorso alla Gokbel. “Per questo – spiega il sostituto Stargiotti – stiamo acquisendo sia la documentazione tecnica dei mercantili che le testimonianze degli equipaggi. Le loro parole hanno già permesso di ricostruire molti dettagli dell’accaduto. Il radar della Lady Aziza è apparso finora a posto. Per analizzzare quello della Gokbel, occorrerà attendere il recupero. Comunque la manovra che desta più perplessità è quella della nave turca: rispetto alle regole marittime ha avuto un comportamento ancora da decifrare, per certi versi anomalo”.
Per certo non potranno arrivare spiegazioni dal comandante, il cui corpo è stato identificato all’obitorio ravennate al pari di quello del marinaio Emrah Karedes, di soli 27 anni. Mentre i cinque superstiti sono ricoverati per ipotermia ma sono tutti fuori pericolo. Intanto il ministero dell’ambiente fa sapere: “Al momento le operazioni di soccorso non hanno segnalato fenomeni di inquinamento in atto”. Il monitoraggio della Guardia costiera comunque va avanti. “Con il mare grosso che c’è – osserva Andrea Mengozzi di Sel, ex assessore provinciale all’ambiente – sta affiorando materiale in un’area molto vasta, fino a Cattolica. C’è dispersione, e questo è un bene. Come è un bene che la stiva della Gokbel, da quanto ci hanno detto i soccorritori, sia rimasta chiusa. Ora si tratta di capire come era stoccato il carico”. Sul punto la Capitaneria di Porto ha già sollecitato gli armatori delle navi ad attivarsi per aspirare il carburante dal relitto sommerso, recuperare il carico il prima possibile, e pagare l’eventuale attività di bonifica se si renderà necessaria.
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