Scontro Beppe-Pippo. Grillo: «Lucignolo», Civati: «Hai fatto vincere Silvio»
Il caso L’ira del comico: ti manda Bersani. L’esponente Pd: «Sciocchezze, gli ho chiesto mille volte chi voleva come premier, non ha mai risposto»
Il caso L’ira del comico: ti manda Bersani. L’esponente Pd: «Sciocchezze, gli ho chiesto mille volte chi voleva come premier, non ha mai risposto»
Mandato da Bersani-Gargamella a fare «scouting» di eletti a 5 stelle, «uccello da richiamo», «cane da riporto», «novello Lucignolo che ha il compito di trasformare parlamentari in ciuchini». L’attacco di Beppe Grillo a Pippo Civati, dal blog, è furibondo. Il giovane deputato, da sempre pontiere Pd con i 5 stelle, ha il torto di aver parlato sul Messaggero di «venti parlamentari, forse più» pronti a lasciare Grillo. E di aver dato un consiglio al comico: «Accetti la realtà».
Ma i consigli a Grillo fanno perdere le staffe, tanto più se ragionevoli, tanto più mentre rischia di perdere parlamentari (a cui, non sfuggirà, dà delle «allodole» e dei «ciuchi», per dire della considerazione in cui li tiene). Civati infatti è in ottima compagni, per esempio quella del giurista Stefano Rodotà, osannato dal comico e lanciato verso il Colle ma poi liquidato come un «ottuagenario miracolato dalla rete». Lo scontro Beppe-Pippo diventa un cult della giornata. Grillo sfotte pesante e lancia in rete un sondaggio: «Civati vorrebbe essere come noi, ma è uno di loro. Per salvarlo da questa schizofrenia politica cosa offriresti a Bersani per portare Pippo nel M5S?». Civati, che ragazzo di spirito e di rete, replica anche lui dal blog: «Con tutta la pubblicità che mi sta facendo, è venuto il momento che Grillo accetti il mio invito a cena. In modo che lo possa ringraziare, e dirgliene quattro» . Le cene e lo scouting sono «una sciocchezza», giura. Ammette solo di aver ricevuto un invito la scorsa settimana, «non da parte di dissidenti, ma di esponenti del M5S che erano curiosi di conoscermi (adesso potete far partire le spie per capire chi erano). Ma non ci sono andato».
Civati, tanto più in queste ore di tsunami(interno al «moVimento», è un interlocutore dell’ala a 5 stelle contraria al tanto peggio tanto meglio che all’esordio della legislatura si trovò costretta a obbedire ai diktat del duo Grillo-Casaleggio. Così mandando per tetti il governo «di cambiamento». Ieri Pierluigi Bersani alla trasmissione 8 e mezzo (La7) ha rivelato di aver «cercato contatti con Grillo ma non è stato possibile, neanche per la vicenda del Presidente della Repubblica». Il famoso «miracolo». Miracolo non fu, nel Pd fu nel marasma, 101 franchi tiratori portarono a termine il lavoro iniziato da Grillo con il suo niet al segretario Pd. Finì come finì: caduta di Bersani, Napolitano al Colle, governo di larghe intese. Un trauma anche a casa 5 stelle, di cui oggi cominciano ad affiorare pezzi di verità.
Per esempio quello della drammatica notte del 19 aprile, quando Bersani si dimise a poche ore dall’impallinamento di Prodi. Civati con altri parlamentari Pd si trovò nel fuoco delle telecamere sul piazzale davanti al Teatro Capranica dove si era consumato il crollo di casa Pd. In mezzo alla folla di giornalisti e militanti, si fa avanti un gruppetto di «cittadini» a 5 stelle, accento emiliano-romagnolo. Si fanno presentare Civati e provano a ragionare con lui: «E ora che si può fare?». Lui: «Questi sono gli effetti di quello che avete combinato. Anzi: che abbiamo combinato».
Ma il discorso non finisce qui. E c’è chi ricorda, in quel gruppo, la faccia tirata di Adele Gambaro, l’ultima – ma è solo questione di ore – espulsa dai gruppi parlamentari grillini.
Civati è ostinatamente antilarghintesista e non ha votato il governo Letta – è uscito dall’aula – . Ora è candidato al congresso Pd e giustamente ringrazia Grillo per averlo indicato come approdo della diaspora a 5 stelle. Nel Pd è un outsider, ma non troppo: circola voce di una simpatia per lui da parte di Romano Prodi; che non a caso è stato uno dei papabili al Colle per i grillini, l’uomo su cui si poteva costruire l’intesa di governo. Civati, in questi ultimi giorni, ha avuto un fitto scambio con Rodotà, altro uomo-chiave di quella ipotesi poi sfumata. A quell’idea Civati non ha mai smesso di lavorare, anche in vista della sua corsa al congresso. La prossima settimana a Montecitorio si vota la mozione di Sel sullo stop agli F35. Che lui ha firmato, insieme a 13 piddini e al gruppo a 5 stelle al completo. Per i giorni successivi prepara un’iniziativa sul ritorno al Mattarellum. Il governo di cambiamento è andato, «ma almeno portiamo proviamo a fare qualche legge di cambiamento», spiega. Ai parlamentari a 5 stelle.
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