Scontri in Ucraina per la vendita delle «terre nere»
Paese indebitato Pungo duro sulla protesta contro la legge imposta dall’Fmi che consente l’acquisto dei migliori latifondi. La destra cavalca lo scontento degli agricoltori. Per fare cassa Zelensky pensa anche alla liberalizzazione del gioco d’azzardo
Paese indebitato Pungo duro sulla protesta contro la legge imposta dall’Fmi che consente l’acquisto dei migliori latifondi. La destra cavalca lo scontento degli agricoltori. Per fare cassa Zelensky pensa anche alla liberalizzazione del gioco d’azzardo
Archiviata, per ora, la possibilità di far pace con Putin sul Donbass, il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha rivolto lo sguardo al fronte interno. Dal 2016 l’Ucraina ha evitato la bancarotta, ed è tenuta artificialmente in piedi, da un programma di prestiti del Fmi e della Ue che ha portato nelle casse della banca centrale di Kiev oltre 10 miliardi di dollari. C’è ora un’urgenza di far cassa almeno per pagare con regolarità gli interessi sul debito e adempiere alla condizione preliminare perché a New York continuino a far affluire nel paese nuove tranche di prestito. In questo senso i burocrati del Fmi si sono dimostrati inflessibili con il governo ucraino: la legge che consente l’acquisto dei migliori latifondi (le cosiddette “terre nere”) deve diventare operante subito. Peccato che questa “riforma” piaccia così poco agli ucraini da far scendere in piazza davanti al parlamento da settimane i piccoli e i medi agricoltori. I quali lunedì si sono scontrati a lungo con la polizia, strumentalizzati purtroppo dai gruppi dell’estrema destra che affermano di battersi contro la «svendita del paese».
Le immagini di dimostranti picchiati selvaggiamente dalle forze dell’ordine (alla fine della giornata saranno 49 gli arrestati e decine i fermati) hanno impressionato molto l’opinione pubblica del Tridente visto che per crudezza somigliavano molto a quelle della repressione di Janukovich nella prima fase delle proteste della Maidan del 2013, ma stavolta non si sono levate, guarda caso, né le proteste dell’ambasciata Usa né quelle delle cancellerie europee. Il piatto appetitoso di alcune delle terre più fertili del mondo ha portato forse a miti consigli le democrazie a senso unico di mezzo globo.
L’altra idea per rimpinguare le casse dello Stato, non molto originale, venuta a Zelensky è quella di liberalizzare completamente il gioco d’azzardo con la scusa di far emergere il mercato illegale delle scommesse. Si tratterebbe di far diventare il paese una gigantesca roulette: il disegno di legge del governo prevede l’apertura di 800 sale di giochi d’azzardo nelle grandi città e 20 grandi casinò negli hotel a 5 stelle. L’idea non è molto apprezzata dagli ucraini che per il 66% sono contrari alla proposta. Temono che nel paese possano scorrazzare incontraste le organizzazioni criminali dedite al riciclaggio del denaro sporco e si allarghi a dismisura il mercato della prostituzione che da sempre accompagna il fiorire dei casinò come successe nella vicina Federazione Russa negli anni ‘90 ai tempi di Boris Eltsin.
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