Presentato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022, Trenque Lauquen di Laura Citarella esce in sala dopo un doppio passaggio al Sicilia Queer Filmfest e al Festival del Cine Español y Latinoamericano a Roma. Un’opera divisa in due parti e con più episodi, per un totale di quattro ore e venti minuti. Ma la durata non deve spaventare, il film è un moltiplicarsi di generi, di excursus, di parentesi che si aprono, si chiudono e ancora si spalancano per assumere forme diverse. Si passa dalla storia d’amore, al dramma, al giallo con delle lievi sfumature fantasy e horror. Leggende e vicende reali alimentano una narrazione che descrive luoghi e persone lasciando sempre qualcosa di irrisolto alle spalle. Laura, una giovane donna, scompare. Due uomini la cercano, hanno i loro motivi per farlo: l’amore, le promesse, le speranze e, soprattutto, quella pretesa di definire le cose, di dargli un senso preciso, univoco. Girano in lungo e in largo, quasi a perimetrare Trenque Lauquen, una piccola cittadina argentina nella provincia di Buenos Aires.

CHE FINE ha fatto Laura? Perché ha interrotto il suo censimento di fiori e piante del luogo? Per quale ragione ha preso la macchina di Ezequiel? Come mai si è allontanata da Rafael, il compagno con il quale stava sistemando la nuova casa dove sarebbero andati a vivere insieme? Misteri. Queste sono le prime di tante domande alle quali forse si potrà rispondere, forse no. Trenque Lauquen (letteralmente, «Laguna rotonda»), come anticipato, è ricco di narrazioni che danno vita ad altre narrazioni, di punti di vista che si alternano, di individui che cercano e che sono cercati, di geografie e topografie, di fantasmi e creature di origine indefinita. Un girare intorno a una laguna rotonda, anche se il punto di partenza non coincide mai con quello d’arrivo.Narrazioni che danno vita ad altre narrazioni, punti di vista e individui che si cercano
Se Ezequiel e Rafael, in modo diverso, seguono le orme per giungere a un possibile traguardo, Laura si incammina liberamente procedendo oltre, è incuriosita non solo dalla botanica ma anche da «donne che hanno scoperto altro». Partecipa persino a un programma di una radio locale con una sua rubrica. Il suo è un incrocio di piste, un mescolarsi di tracce: un fiore da studiare, il ritrovamento di un carteggio amoroso in biblioteca, una creatura fantastica, compagne con le quali condividere un’avventura. Ed è in questo libero incedere che risiede la forza del personaggio e del film stesso, un nuovo straordinario prodotto di quel gruppo che risponde al nome di El Pampero Cine. Uno degli involontari punti di partenza è da attribuirsi alla rivoluzionaria femminista russa Aleksandra Kollontaj e alla sua Autobiografia di una comunista sessualmente emancipata. Un libro che incuriosisce Laura, in prima istanza per la richiesta editoriale dell’autrice di correggere la prima persona singolare nella prima plurale, passando sistematicamente dall’Io al Noi, sottraendo evidentemente al soggetto il possesso e l’esclusività di un’azione.

NON È SOLO questo, però, che attira la lettrice. Il timbro della biblioteca riporta il nome di Carmen Zuna, un indizio per qualcosa che accadrà a breve. Laura, infatti, si accorge che alcune pagine sono incollate. E all’interno di questo strano involucro è nascosta una lettera d’amore nella quale, tra i vari proclami, vi è scritto che un’altra lettera è stata celata all’interno di un altro volume. A manifestarsi è la relazione tra una maestra argentina e un italiano, Paolo Bertino. Una corrispondenza segreta nella quale ogni documento potrebbe delineare un’identità, rivelare un percorso, produrre un esito. Al contrario, tutto resta incompiuto. Sono le ipotesi a prevalere, le suggestioni, le mancanze, i vuoti che non necessariamente devono essere colmati. L’immaginazione, con la sua vaghezza, contribuisce alla formazione di una logica possibile e, per questo, mai incontrovertibile.

Storie dentro altre storie che aprono a ulteriori storie. Il carteggio del passato tra Carmen e Paolo, incide nelle vicende di Laura, Ezequiel, il momentaneo complice della laguna, e Rafael, il compagno della città che inizia a temere di essere stato abbandonato. Citarella e i suoi sodali di El Pampero Cine potevano fermarsi qui, sul limite di un viaggio spazio-temporale, tra la metà del secolo scorso e questo scorcio di inizio millennio, tra l’Argentina e l’Italia, tra la metropoli e il piccolo paese, tra le strade cittadine e la laguna. L’erotismo scritto e tenuto nascosto tra le pagine dei libri, il sentimento nato inaspettatamente dalla frequentazione di una biblioteca, la vana ricerca di un uomo che vorrebbe rimettere in ordine la sua esistenza, non sono altro che piccoli frammenti di un mondo. Perché arrestarsi e cristallizzarsi dentro un senso unico?

LAURA CONTINUA a camminare, si dispone all’ascolto dopo una distrazione passeggera. Presta attenzione a quello che sembrava trascurabile e inverosimile. A differenza dei due uomini che coprono uno spazio col proposito di arrivare a un punto, per la giovane botanica la vita procede incessantemente di volta in volta, atto dopo atto, caso dopo caso. E con ciò, de-costruisce quella specie di metafisica politica che impone un alto e un basso, una azione e una reazione, uno scopo e un effetto. Smantellando le costruzioni prevalentemente maschili, si addentra nella laguna per ritrovare pratiche che la ispirano, che la conducono all’accoglienza e alla comunanza. E poi i misteri non cessano, il cammino nemmeno.