Scivoloni da pop star
Harry Styles fa pena come attore. Ecco l’ho detto. Non è un attore. Non importa; non è il suo mestiere. Lui ha la musica, una carriera nel mondo del pop e un sacco di soldi con cui consolarsi. Basta soltanto vedere il suo piccolo ruolo nel film di Christopher Nolan «Dunkirk» per capire. Durante le interviste Nolan mente quando dice che non sapeva chi fosse Styles. Forse vuole dire che per lui Styles era un attore qualunque e di essere stato convinto puramente dal suo talento nella recitazione, e non spinto da altre considerazioni come, per esempio, dal fatto che la sua fama poteva attirare milioni di giovani fan e farli andare a vedere un film che sarebbe stato più adatto ai loro papà. Nolan – il perfezionista – veramente non ha detto: ‘Chi è questo che ovviamente non sa recitare e ha zero carisma cinematografico? E perché è qua a fare un provino per il mio nuovo film?’
Eh vabbè! Guardiamo invece «Don’t Worry Darling» in cui Styles recita il ruolo del marito di Florence Pugh: il film sembra essere pieno di ammissioni che lui non è all’altezza del film. Per esempio, il suo accento vagabondo tra una parte e l’altra dell’Atlantico. C’è una spiegazione nel film, ma è meglio non dire niente. Nessuno si è mai reso conto che Sean Connery ha sempre un accento fortemente scozzese sia che il suo personaggio si trovi in un sottomarino russo o sia un cavaliere egiziano. In un’altra scena del film Styles balla come una scimmia per il piacere di Chris Pine – ma non è un granché come danza scimmiesca. Un po’ umiliante a dire il vero. Non mi meraviglia che Styles abbia sputato contro Pine prima della proiezione a Venezia. Forse esagero? Forse. Ma se Styles fa pena come attore almeno lui fa parte di una tradizione molto celebrata, perché tantissime star della musica non brillano come attori. Se proprio dobbiamo trovarne, ecco Mick Jagger in «Freejack: in fuga nel futuro» o «I fratelli Kelly»; Madonna in «Body of Evidence» o «Shanghai Surprise»; Pete Doherty in «Confessioni di un figlio del secolo» e Rihanna in «Battleship». Le eccezioni sono quando i ruoli rispecchiano la carriera principale. Come Lady Gaga in «È nata una stella»; David Bowie in «L’uomo che cadde sulla terra»; Whitney Houston in «Guardia del corpo» e Mick Jagger in «Performance».
Posso sentire i vostri cervelli che stanno cercando esempi opposti. Ne sento il fumo. Tom Waits! forse state gridando proprio adesso – ma lui è sempre Tom Waits. Come Elvis è sempre Elvis. Frank Sinatra non arriva mai a recitare in tutti quei film senza essere Sinatra prima. Poi ci fu la testa di un cavallo per convincere il capo dello studio. Almeno così ho sentito. Forse sbaglio e ci aspetta una lunga serie di grandi ruoli da parte di Styles – spero di sì – ma non ne sono molto convinto.
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