Politica

Scissione, basta la parola. Minoranze Pd in tilt

Democrack Panico dopo le parole di Cuperlo sulla 'tenuta' del Pd. Area riformista alla ricerca della quadra impossibile

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 13 marzo 2015

Era stato Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem, a evocarla senza nominarla mercoledì sera, la scissione. Su un tema come «la qualità della democrazia, in gioco non è la sorte del governo ma il destino del Pd», ha detto al Tg3. La frase ha provocato ieri un mezzo parapiglia nelle tante anime della minoranza Pd, da giorni ormai ai ferri corti per l’impossibilità – per ora – di raggiungere una posizione unitaria sul prossimo voto dell’Italicum dal momento che i ripetuti appelli a Renzi per cambiare la legge sono caduti nel vuoto (peggio, nel sarcasmo della ministra Boschi che ha messo in chiaro che «chi ha perso il congresso non può porre diktat»). Dall’area cuperliana ieri è arrivata la ’correzione’ di Andrea De Maria: «Un grande partito, votato da più del 40% degli italiani, si rafforza se vede al suo interno una dialettica vera. E senza una sinistra forte e visibile, che lo si voglia o meno, prima o poi una parte di quel 40% cercherà un’altra casa», ha ribadito, sottolineando però che «a chi si riconosce nella sinistra del Pd deve essere chiaro che l’orizzonte è, e sarà sempre, senza ambiguità, l’impegno nel e per il Pd».
Il vero punto è che i bersaniani di area riformista, la fetta più grossa della minoranza dem, sono divisi fra i pochissimi pronti davvero a votare no all’Italicum (che in aula, sulle riforme costituzionali, martedì hanno annunciato il loro «ultimo sì») e quelli che non ogni caso indisponibili a marcare il dissenso. Gli uni e gli altri cercheranno una linea comune nell’assemblea di domani a Bologna promossa dal capogruppo Speranza, alla quale parleranno il ministro Martina e la sottosegretaria De Micheli, e cioè il versante moderato della corrente. Ci sarà anche Bersani, che nonostante le dure parole sulle riforme esclude categoricamente una fuoriuscita dal Pd. Ma la quadra è difficile. Il 21 marzo resta convocata, per il momento, l’assemblea di tutte le minoranze (quindi anche civatiani e bindiani) a Roma. Ma se Area riformista non raggiungerà un accordo interno, rischia di trasformarsi nella ufficializzazione delle divisioni della minoranza.

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