Sciopero e picchetti dei corrieri di Amazon a Milano e Origgio
Sciopero sul contratto dei driver della Rpost che lavorano per conto di Amazon a Milano. Dalle 6,30 cinquanta lavoratori hanno organizzato un picchetto di protesta davanti al magazzino di via […]
Sciopero sul contratto dei driver della Rpost che lavorano per conto di Amazon a Milano. Dalle 6,30 cinquanta lavoratori hanno organizzato un picchetto di protesta davanti al magazzino di via […]
Sciopero sul contratto dei driver della Rpost che lavorano per conto di Amazon a Milano. Dalle 6,30 cinquanta lavoratori hanno organizzato un picchetto di protesta davanti al magazzino di via Nicolodi in zona Bovisasca e a quello di Origgio, al confine tra Milano e Varese. Da qui partono le consegne del servizio sprint di Amazon Prime. Per la Filt Cgil, organizzatrice dello sciopero hanno incrociato le braccia un centinaio di lavoratori, complessivamente. La protesta è stata indetta per chiedere l’adeguamento del contratto, da quello valido nel settore della distribuzione, del recapito e dei servizi postali a quello del trasporto e della logistica.
Una mobilitazione, ricordano i lavoratori, arrivata al termine di due anni di straordinari non pagati. Il passaggio di contratto comporterebbe un aumento di retribuzione da una media di 1.300 euro a circa 1.500 euro. La trattativa con la società appaltatrice di Amazon era iniziata lo scorso maggio, quando la Filt Cgil ha organizzato un presidio davanti all’ingresso del magazzino di Origgio dove vengono ricevuti gli ordini dei clienti della multinazionale dell’e-commerce e da dove ripartono i corrieri. In quel caso il sindacato aveva raccolto le denunce di alcuni corrieri che hanno sostenuto di avere superato le 14-15 ore di lavoro giornaliere. A queste si aggiungono le multe inflitte a chi consegna le merci a tutta velocità. Il ritmo imposto obbliga i corrieri a scegliere i percorsi più veloci, comprese le Ztl o l’area C. Ogni giorno questi lavoratori consegnano tra i 150 e i 180 pacchi.
Il 13 giugno le parti hanno firmato un accordo che stabiliva il passaggio al contratto della logistica a parte di primo luglio. Tra l’altro questo contratto permette di mantenere il posto di lavoro nel caso in cui Amazon decidesse di cambiare fornitore e appalto. Poi la frenata. Ieri era fissata una riunione, ma l’azienda sembra avere cambiato idea. Il tutto, sottolinea il sindacato, nel disinteresse di Amazon. In una nota la Rpost ha replicato che «lo sciopero è stato dichiarato da un’organizzazione non titolare e non firmataria del contratto di lavoro e in netta violazione delle procedure di preavviso e regolamentazione dello sciopero». L’azienda sostiene che l’attività dei corrieri è di «distribuzione e recapito di oggetti postali» e che è in via di definizione la trattativa sul «contratto che porterà a un importo da «1400 euro mese minimo». L’azienda sostiene di garantire ai «dipendenti una partecipazione del 3% all’utile netto del 2017, un trattamento superiore alle richieste di Filt-Cgil».
In serata la Rpost non si è presentata a un incontro all’assessorato al lavoro del Comune di Milano. La Filt-Cgil ha annunciato mobilitazioni nella filiera di Amazon e azioni legali per riconoscere il dovuto ai lavoratori.
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