Dopo i treni, ieri gli autobus. E sempre con scioperi con adesioni altissime. L’escalation di aggressioni contro i lavoratori dei trasporti – controllori in primis, ma anche autisti, capitreno e altro personale – ha portato i sindacati a proclamare sciopero per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere interventi immediati di tutela dei lavoratori da parte di istituzioni e aziende.

BEN DICIOTTO I CASI dal 18 giugno a ieri da Torino a Palermo fra cui un autista accoltellato a Colleferro (Roma) il 19 agosto, un altro a Verona a cui è stato spaccato il setto nasale il 5 settembre, solo per citare i due più gravi.

Le due aggressioni avvenute a Taranto (autista minacciata e spintonata martedì) e a Napoli (un parcheggiatore abusivo che ha picchiato un ausiliario della sosta mercoledì) dopo la proclamazione dello sciopero hanno convinto i sindacati a confermare le otto ore di sciopero fatte ieri, declinando l’invito del Garante a ridurre la protesta a sole quattro ore.
Altissima l’adesione ieri nel trasporto pubblico locale come massiccia era stata nel comparto treni lo scorso venerdì di macchinisti e capitreno.

«Adesione quasi totale di tutte le lavoratrici e i lavoratori del trasporto pubblico locale con punte del 90% in alcune realtà – riferiscono Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt, Faisa Cisal e Ugl – . Dalla partecipazione arriva un segnale di insofferenza e la richiesta di tornare ad una situazione di normalità senza subire aggressioni ormai quotidiane».

Secondo i sindacati «è necessario dare immediata attuazione al protocollo sulla sicurezza sottoscritto a marzo con i ministeri competenti che contiene azioni concrete per presidiare i luoghi di lavoro, prevenire e dissuadere il fenomeno delle aggressioni, così come è necessario assistere le vittime dal punto di vista sanitario e legale». «Lo chiediamo da anni – affermano infine Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt, Faisa Cisal e Ugl – e continueremo a ricercare le soluzioni per dare risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori, fino a quando non sarà garantita e preservata la loro incolumità e sicurezza sui luoghi di lavoro».

ANDANDO SUL TERRITORIO, quasi totale l’adesione in Liguria: 100% nella provincia di Savona, del 95% in quella di Imperia del 90% a Genova e La Spezia. Livelli simili in Toscana: punte del 90% a Firenze per i bus urbani ed extraurbani (il 70% per la tramvia) e dell’80% a Pisa, seguite da Grosseto (75%), Arezzo e Pistoia (70%).

A Bari adesione all’80%, lo stesso a Palermo (70% per l’azienda locale), l’Atac Roma dichiara il 31% mentre i sindacati parlano di 70%.

Sempre a Roma circa 200 cittadini e pendolari sono rimasti chiusi all’interno della stazione metro A, fermata Cornelia, intrappolate per più di mezz’ora tra le 8,30 e le 9 (e dunque ancora nella fascia di garanzia esclusa dallo sciopero) prima che le uscite venissero riaperte.

Polemiche anche a Milano dove il sindaco Sala ha dichiarato: «La questione posta dai sindacati è giusta ma il momento è sbagliato».

A NAPOLI GRANDE ADESIONE allo sciopero: servizio ridotto per tram e bus, stop alla linea 1 della metropolitana e alle funicolari di Chiaia e Montesanto, la sola funicolare centrale ha garantito un minimo di mobilità tra via Toledo e il Vomero.

«È un’emergenza che non si può più tollerare – attacca la segretaria nazionale della Filt Cgil Maria Teresa De Benedictis – . L’incolumità e la sicurezza dei lavoratori dei trasporti devono stare al primo posto. Ricorrendo allo sciopero vogliamo sollecitare istituzioni e aziende a fare di più. Il personale dei trasporti dopo quello sanitario è il personale che subisce più aggressioni rispetto a tutte le altre categorie di lavoratori – specifica De Benedictis – . Abbiamo chiesto la revisione della normativa del codice penale come per il personale sanitario in caso di lesioni gravi e gravissime e una serie di interventi ad aziende che ancora non sono stati messi in atto. Senza soluzioni concrete continueremo a mobilitarci per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori dei trasporti pubblici», conclude la segretaria nazionale Filt Cgil.