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Sciopero, con trasporto

Sciopero, con trasporto/var/www/vhosts/ilmanifesto.co/ems/data/wordpress/wp content/uploads/2013/12/16/17prima foto Luca Matarazzo Tam Tam sciopero trasporti LM 0800 – Luca Matarazzo/Tam Tam

Picchi d’adesione, tra il 75 e il 95% da Trento a Palermo. L’epicentro delle mobilitazioni a Torino, per il rinnovo del contratto scaduto dal 31 dicembre 2007 e contro la vendita a privati dell’azienda pubblica, che impiega circa 5 mila dipendenti. Domani l’appuntamento è al Ministero delle Infrastrutture

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 17 dicembre 2013

Se, in questi giorni, cercate il cuore della protesta, andate in quella che un tempo era la città fabbrica, l’angolo più pesante del triangolo industriale, Torino. Passata la settimana calda dei forconi , la città della Mole resta l’epicentro delle mobilitazioni. Ieri, a scendere in piazza sono stati gli autoferrotranvieri per lo sciopero del trasporto pubblico locale, indetto dai sindacati confederali in tutta Italia, con picchi d’adesione, da Trento a Palermo, tra il 75 e il 95%. Ma a Torino lo sciopero è stato di 24 ore (89% l’adesione), perché alla vertenza per «il rinnovo del contratto, scaduto addirittura dal 31 dicembre 2007 che, secondo le associazioni datoriali, dovrebbe essere completamente autofinanziato», si è unita la protesta contro la vendita da parte dell’amministrazione comunale del 49% di Gtt, l’azienda di trasporto pubblico, che occupa circa 5 mila dipendenti.

Sette cortei in mattinata e uno nel pomeriggio si sono diretti verso piazza Palazzo, sotto la Sala Rossa, dove si è discusso della cessione delle quote societarie. «Siamo qui – ha detto Leonardo Locci dell’Usb – per ribadire che Fassino ci ha presi in giro e prende in giro anche la città, perché la cessione di Gtt ai privati significherebbe un aumento e non una diminuzione dei costi per il cittadino». Il sindaco Fassino ha motivato la decisione, durante il Consiglio comunale: «La scelta di aprire Gtt alla partecipazione di capitali privati è fondata su più ragioni, innanzitutto, assicurare un servizio di trasporto pubblico adeguato alla domanda, grazie a risorse finanziarie aggiuntive che la città non ha, garantendo così le risorse necessarie per investimenti sul rinnovo del parco rotabile, sullo sviluppo della rete, sulla mobilità sostenibile e per il mantenimento dei livelli occupazionali». L’approvazione della delibera è stata rinviata a mercoledì, ma ieri la Sala Rossa ha discusso i primi 15 emendamenti presentati sia dalla maggioranza, sia dall’opposizione, mentre in piazza si alzava la protesta. Bandiere sindacali e cartelli, uno ritraeva il sindaco Fassino nelle vesti di Hitler: «No allo sterminio del trasporto pubblico».

L’assessore Giuliana Tedesco ha precisato che dalla cessione del 49% di Gtt «non deriverà alcuna diminuzione del servizio, nè aumento delle tariffe». I lavoratori non si fidano e temono tagli al personale. A mezzogiorno si è chiuso il bando per la vendita in toto del ramo parcheggi di Gtt (base d’asta era di 33 milioni). Andato parzialmente deserto. Nessuna offerta economica, ma l’interessamento di due aziende (Parcheggi Italia e l’australiana Securparking che formano un consorzio) disponibili ad approfondire la questione. «È stata espressa – ha precisato Fassino – la necessità di tempi più lunghi per reperire le risorse finanziarie necessarie per avanzare l’offerta».

Ieri, disagi in tutta Italia per lo sciopero trasporti. Caos a Milano, chiuse per alcune ore le linee metropolitane e strade congestionate dal traffico. Ingorghi di auto in zona stazione Centrale, dove, contemporaneamente, era in corso una manifestazione studentesca.Adesione alta a Roma, Napoli, Bari, Palermo, Genova e Firenze. «Dopo il primo incontro, presso il Ministero del Lavoro, assolutamente inadeguato per lo sblocco della trattativa contrattuale – ha spiegato la Filt Cgil – un nuovo appuntamento è fissato mercoledì al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture».

Tornando a Torino, la Digos sta indagando sulla bomba carta lanciata domenica sera contro la sede della Camera del Lavoro di Settimo Torinese. L’ordigno è stato fatto esplodere dove si trova l’uscita secondaria della Cgil, oltre alle sedi locali del Pd e del Psi. Sono finiti in frantumi i vetri delle finestre dei bagni della Cgil. «Il momento è delicato e c’è molta tensione – ha detto Paola Ferrero del direttivo Spi Cgil – è evidente che dopo la manifestazione di sabato mattina a Torino siamo stati individuati come antiforconi, così come del resto è. Siamo tranquilli, ma politicamente preoccupati». Solidarietà alla Cgil è arrivata da Pd, Sel, Federazione della sinistra e dagli altri sindacati.

 

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