Tra le tante vertenze del settore, che porteranno allo sciopero generale nelle Tlc il 6 giugno, quella di WindTre è tra le più dolorose. Figlia di una fusione che in sé già ammetteva tutti i problemi del mercato delle compagnie telefoniche, l’azienda nata nel 2016 dall’unione di Wind e di H3g e dal 2018 controllata dal gruppo di Hong Kong Ck Hutchison non è mai riuscita a decollare e ora anticipa e usa le ricette di tutte le altre aziende: scorporo della rete, spezzatino di aziende, tagli al personale e suoi diritti e salari.

Oggi i circa 6 mila lavoratrici e i lavoratori di WindTre di tutto il territorio nazionale saranno in sciopero «contro la vendita dell’intero asset della rete a un fondo di investimento svedese», annunciano unitariamente Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom. «Si tratta di una scelta totalmente sbagliata che non ha alcun razionale industriale, ma mira a fare cassa per fronteggiare le evidenti storture di un modello di mercato delle telecomunicazioni folle», evidenziano i tre sindacati di categoria per i quali «la guerra delle tariffe sta di fatto trasformando il settore Tlc italiano in un “emporio” dove i gestori, pur di sopravvivere, smettono di fatto di investire sull’infrastruttura e l’innovazione, concentrandosi esclusivamente sull’erogazione di servizi a prezzi sempre più stracciati, con buona pace degli investimenti e della tenuta della qualità dell’occupazione. Ci chiediamo come possa resistere quel che rimarrà di WindTre, senza l’infrastruttura di rete ma con ancora 4.000 dipendenti, in un contesto che la vedrà competere con realtà molto più snelle, per esempio gli operatori virtuali, con costi di gestione ben più bassi. Possibile che nessuno fra le istituzioni di questo paese si accorga della pericolosità della china intrapresa da un settore tanto strategico?», aggiungono Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom che saranno insieme al fianco dei lavoratori di WindTre e il prossimo 6 giugno a quelli di tutto il settore Tlc chiamati a uno sciopero di settore, «per rompere la coltre di silenzio che avvolge la ristrutturazione strisciante del comparto e per dire con chiarezza che con questo modello di sviluppo si stanno condannando decine di migliaia di lavoratori alla precarietà e tutto il paese all’esclusione dalle enormi potenzialità offerte dalla transizione digitale», conclude la nota unitaria.

Moltissimi sono i presidi previsti in giornata. In Sardegna, dove sono a rischio 300 posti sit in a piazza Deffenu a Cagliari. A Roma la protesta è già partita martedì con lo stop alle prestazioni accessorie, mentre oggi e lavoratrici e i lavoratori saranno in presidio presso la sede aziendale di via Cesare Giulio Viola, «costretti ancora una volta a incrociare le braccia per l’avvio della cessione di ramo aziendale con la vendita di gran parte degli asset tecnologici di rete, insieme a oltre duemila lavoratori e lavoratrici, a una società di nuova costituzione detenuta a maggioranza dal fondo di investimento Eqt. Nella Windtre, senza asset, rimarrebbero 4.000 dipendenti, distruggendo le molte professionalità che hanno reso possibile il merge più importante realizzato in Europa tra due aziende Telco», denuncia la Slc Roma e Lazio.