Sciogliere l’Aci, un ragionevole assolutismo
Vorrei spiegare due o tre cose che ho realizzato nel corso di questi troppi anni di attivismo per una liberazione delle strade dalla violenza automobilistica. Parto da lontano, improvvisandomi Umberto […]
Vorrei spiegare due o tre cose che ho realizzato nel corso di questi troppi anni di attivismo per una liberazione delle strade dalla violenza automobilistica. Parto da lontano, improvvisandomi Umberto […]
Vorrei spiegare due o tre cose che ho realizzato nel corso di questi troppi anni di attivismo per una liberazione delle strade dalla violenza automobilistica. Parto da lontano, improvvisandomi Umberto Eco dei poveri, ma vi prometto che arriverò rapidamente a esprimere il mio disprezzo per Angelo Sticchi Damiani, ex pilota di rally – e ora da tempo alla presidenza dell’Automobile club italiano, che paradossalmente viene catalogato tra le federazioni sportive aderenti al Coni. Come tutti gli adulti sanno, nel corso dell’adolescenza le idee sono chiare, nette, assolutiste: su tutto, dalla pizza con la mortadella alle scelte politiche. Diventando adulti, la realtà assume molte sfaccettature appunto note agli adulti e la cosa s’infittisce nella terza età, mi dicono. Le idee cominciano ad essere orizzontali più che verticali, i punti di vista sono sì chiari ma un leggero alone di sfocatura s’insinua, e al netto degli idioti da social l’opinione altrui non è più così dannata: dai, ha le sue ragioni. Si comincia ad adottare lo spalluccismo dalemiano sentendo gli assolutismi adolescenziali, gli stessi che avevi tu alla sua età. Questo accade agli individui, ma è lo stesso per i corpi sociali, o gruppi radunati da un sentire comune.
Per esempio mi trovo a constatarlo nel corpo sociale, relativamente giovane, dei ciclisti per scelta, chi a qualsiasi età scelga cioè la bicicletta come mezzo di spostamento. A questo gruppo si oppone il ben più vasto corpo sociale di chi invece usa l’automobile, che definiremo come il gruppo adulto (è da più tempo su piazza). I due gruppi hanno le stesse dinamiche del singolo adolescente che si confronta col singolo adulto, o vecchio. Il biciclettaro è netto: fuori le auto dalla città, punto. L’automobilaro, forte della sua massa ed esperienza, fa spallucce e ritiene normale l’esistente: dal normale scorrere sulle strade e parcheggiarvi legalmente all’estremo dello scontro tra lamiere o parcheggio in tripla fila, «che ci vuoi fare è un incidente/dove vuoi che metta la macchina se non c’è posto».
Da questo animus adulto escono fuori le frasi di Sticchi Damiani rilevate dal Sole 24 Ore: «In certi tratti è facile sforare i limiti senza particolari pericoli. Ora per favorire le bici e monopattini potrebbero proliferare zone 30, rischiamo di multare tanta gente che va solo a 40». La saggia lettura della realtà dell’adulto che sa come sono le cose della vita. Ma «il ragazzo», ovvero il corpus biciclettaro, è assolutista e usa la logica: sa che nel caso di scontro auto-pedone la probabilità di morte è del 10% a 30 kmh, mentre a 40kmh sale al 32%. E dunque s’incazza. Ma naturalmente l’adulto se ne frega, lui sta dentro l’abitacolo avendo appunto fatto la scelta adulta, quella che ti porta dal concessionario a scegliere modello e accessoristica e poi firmare carte adulte dando in cambio buona parte del reddito, anche questa cosa da adulti. Roba seria.
Sulla base di quelle parole comunque un gruppo di 30 ragazzini sociali (Fiab, Legambiente, Associazione Vittime Strada, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Cittadini per l’Aria eccetera) ha ingenuamente scritto a governo e ministri per chiedere la rimozione di Sticchi Damiani dalla presidenza dell’Aci e, in prospettiva, lo scioglimento dell’Automobile club italiano. Così, in semplicità. E ci aspettiamo anche che accada.
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