Scene intime dal quotidiano del conflitto
Scaffale «Vite di lotta sindacale» di Michele Marino, per le Edizioni Carabba
Scaffale «Vite di lotta sindacale» di Michele Marino, per le Edizioni Carabba
Il volume Vite di lotta sindacale di Michele Marino (Edizioni Carabba, pp. 150, euro 20) aggiunge un altro interessante tassello al lavoro che questo studioso sta portando avanti con dialoghi che scandagliano le storie di persone del nostro tempo pescando nell’universo poco frequentato dai ricercatori. Da non dimenticare infatti è la sua prima ricerca Invecchiare senza radici, venti interviste ad anziani italiani emigrati in Baviera, originale penetrazione in uno degli aspetti più dimenticati della società italiana di oggi.
OGGI MARINO continua il suo viaggio nelle biografie italiane con le interviste a sindacalisti di base. Lo fa con una casa editrice, l’abruzzese Carabba che da qualche tempo ha iniziato una nuova storia, ed è un ulteriore merito per questo studioso che unisce allo scavo nella realtà meno conosciuta, con un metodo di inchiesta che intreccia pubblico e privato delle biografie, la pubblicazione presso piccoli editori.
Il libro mette il naso nelle biografie di alcuni militanti dell’Usb (Unione Sindacale di Base) ma è il conflitto in quanto tale («sale della democrazia» si diceva un tempo) a sollecitare la curiosità dell’autore: «Siamo tutti sulla stessa barca. Con questo slogan a volte si prova ad indicare lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare le relazioni industriali nel nostro paese. In verità questa affermazione è espressione di un’ideologia falsificatrice della realtà. Infatti sulla barca non tutti si ritrovano a svolgere il medesimo ruolo».
E COSÌ, DA BOLOGNA alla Calabria, da Firenze a Taranto, da Roma a Pisa, da Pavia all’Abruzzo, queste interviste denunciano la perdita di diritti e la crisi che si sta vivendo nel mondo popolare. Racconta Stefano, impegnato nel lavoro agricolo a Roma: «La classe padronale diventa ogni giorno più arrogante e violenta. Si stanno rimettendo in discussione tutte le conquiste conseguite dalla classe lavoratrice». E Mario, dell’area lavoro privato a Firenze: «Purtroppo troppi lavoratori non si interessano delle proprie condizioni. Vivono i luoghi di lavoro da sonnambuli, come se lo sfruttamento quasi non riguardasse la loro vita quotidiana».
Uno spaccato che mette anche il sindacato di fronte alle proprie responsabilità come denuncia Alaa Nasser, da più di trent’anni in Italia: «Credo fermamente che il sindacalista non deve essere un burocrate, non può ridursi ad un consulente di pratiche».
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