Economia

Scende il ricorso alla cig: luci e ombre

Scende il ricorso alla cig: luci e ombre

Il rapporto Secondo l'Osservatorio dei consulenti del lavoro l’economia si riprende, ma gli ammortizzatori sociali sono più difficili da richiedere e sempre più esigui

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 21 agosto 2016

Per la prima volta dopo 4 semestri in costante crescita il ricorso alla cassa integrazione straordinaria torna a diminuire. Lo dice l’ultimo rapporto dei Consulenti del lavoro: un dato da leggere, almeno in parte, positivamente, perché indica che la morsa della crisi si è allentata. Ma dall’altro lato, come spiega la stessa associazione, proprio l’anno scorso sono cambiati i criteri di accesso allo strumento, diventati più stringenti, di conseguenza il calo non sembra legato solo a una eventuale “ripresina” dell’economia.

Uno strumento, quello degli ammortizzatori straordinari, che va verso il naturale esaurimento.

Nei primi sei mesi del 2016, 4.116 imprese hanno usato ammortizzatori sociali, a fronte delle 6.915 dell’anno scorso (-40,5% in «crisi strutturale»), nota l’Osservatorio statistico dei
consulenti del lavoro. La performance del 2016, quindi, rappresenta «una inversione di tendenza», poiché nel primo semestre del 2014 le unità produttive «in affanno» che avevano chiesto il trattamento di integrazione salariale per i dipendenti erano state 4.377, nella metà dell’anno successivo erano salite a 5.003, mentre nel 2015 si era toccata la punta più alta a giugno (6.915 aziende con ammortizzatori sociali), e nei sei mesi seguenti era avvenuto un decremento (5.300).

Le ragioni del calo sono riconducibili, spiega l’Osservatorio, «a uno stato economico migliore delle aziende italiane e a una maggiore responsabilità delle imprese nell’utilizzo della cig, alla luce delle nuove regole» introdotte a partire dal settembre 2015. Nel primo semestre 2016, in oltre la metà delle imprese (52,1%) sono stati inseriti Contratti di solidarietà (+5,4% rispetto al 2015), e i decreti per crisi aziendali concernevano «il 30% del totale delle unità produttive interessate» (-6% in un anno).

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