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Scelte sbagliate sulla pelle dei viaggiatori

Incidenti come quello accaduto ieri a Pioltello non dovrebbero accadere. Morire nel 2018 viaggiando su un treno regionale, morire da pendolari che si alzano all’alba per raggiungere la metropoli, lasciare […]

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 26 gennaio 2018

Incidenti come quello accaduto ieri a Pioltello non dovrebbero accadere. Morire nel 2018 viaggiando su un treno regionale, morire da pendolari che si alzano all’alba per raggiungere la metropoli, lasciare la vita sui binari mentre si va incontro al proprio giorno, è assurdo.

Certo un rischio di incidente in ferrovia esiste, ma di questi tempi esso dovrebbe essere ridotto quasi a zero in una nazione «sviluppata» come la nostra, in una regione ricca come la Lombardia.

Le esperienze del passato, i progressi tecnologici, i sistemi di monitoraggio avanzati, gli apparati di sicurezza ridondanti, la robotizzazione spinta dovrebbero tradursi in un innalzamento straordinario dei livelli di sicurezza. A quanto pare non è così.

Ai rilevanti investimenti in apparati tecnologici è corrisposto un salasso occupazionale terribile in Italia: oltre 120 mila posti di lavoro cancellati su 200 mila in 30 anni. E c’è chi sostiene si debba ridurre la forza lavoro: meno manodopera in linea, zero lavoratori nelle stazioni, macchinista unico, manutenzione affidata alle macchine, taglio di numerose linee ritenute improduttive in un’ottica neo-padronale, cancellazione sistematica di raccordi ferroviari e di binari di servizio in stazione. L’unico imperativo è ridurre i costi di impresa, secondo una politica lobbistica, liberista e anti-sociale che si è affermata sul finire del secolo scorso, perseguita senza sosta fino ai giorni nostri. Gli effetti sono devastanti.

A fronte di investimenti per grandi opere inutili come i Tav, relativamente vantaggiosi solo per una minoranza di popolazione, si è prodotto uno dei più grandi scempi della storia delle ferrovie in Europa: l’impoverimento generalizzato della rete ordinaria e dei servizi a danno di chi usa il treno per scelta (come alternativa all’automobile) o per necessità (persone più povere). Nel mentre si insegue il mito dei treni da 400 km/h, i servizi regionali sono lasciati ad un vergognoso degrado; infierendo contro i pendolari e le fasce più deboli.

I boiardi delle ferrovie hanno gioco facile: succhiano risorse allo Stato, agendo da «soggetto pubblico» per investimenti in opere inutili, si trasformano poi in vampiri nei confronti dei viaggiatori con il cappello di ente privatizzato. Contraddizione micidiale che conduce a far pagare due volte la comunità, ed in proporzione maggiore le fasce più deboli. Da soggetto privato si operano le peggiori scelte padronali: i dipendenti sono ormai arruolati senza concorsi e con procedure discutibili, possono essere licenziati o trasferiti come pacchi da una regione all’altra, le tutele in termini di diritti e sicurezza sul lavoro sono scadute a livelli da terzo mondo. I ferrovieri di oggi hanno perso la dignità e la fierezza della divisa che avevano quelli delle passate generazioni; non di rado li si costringe a fare gli esattori di multe vessatorie, a svolgere ruoli più faticosi ed a rischio, ad assumere ruoli polizieschi che non toccherebbero loro, acuendo la conflittualità sociale.

Da soggetto privato le Fs, complici generazioni di ministri, si permettono di cancellare centinaia di km di rete regionali, di lasciare al degrado le linee e le stazioni della provincia e segnatamente quelle del Mezzogiorno, di sopprimere gran parte dei treni a lunga percorrenza fra Sud e Nord, di lasciare in circolazione i treni più vecchi d’Europa, di affidare la manutenzione delle linee a ditte private con procedure dubbie di affidamento e di controllo, di sopprimere centinaia di corse ogni giorno, di generare artificiosamente e consapevolmente il degrado dei servizi in modo da allontanare la domanda potenziale dal treno lasciando spazi di mercato alle autolinee private.

In questi ultimi mesi la frequenza degli incidenti ferroviari sta aumentando, quella dei deragliamenti in particolare. Fra Cosenza e Paola, in piena galleria (unica canna di 15 km), lo scorso 6 dicembre un treno regionale che correva a 130 km/h, pieno di pendolari, è deragliato fermando la sua corsa dopo quasi 1 km; per miracolo non si sono avute vittime. Anche in quel caso, come a Pioltello, pare abbia ceduto un pezzo di binario.

Le notizie non fanno clamore se non si arriva alle stragi come a Corato in Puglia. Inaccettabile morire da pendolari mentre si va al lavoro dice Delrio.

A lui e ai vertici di governo vorremmo dire che inaccettabile è il modo di governare le ferrovie, in una logica di profitto spinto gestita da lobby avide fino all’assurdo di concepire l’aggregazione di Anas e Fs, nel mentre si blatera di concorrenza e di separazione di funzioni.

Forse sarebbe più opportuno rinazionalizzare le Ferrovie e perseguire logiche di Trasporto Equo-Sostenibile. Come chiede la gente di tutta Italia, dalla Val Susa alla Calabria, da Trieste alle Isole.

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