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Scarlett Johansson eroina da un miliardo di neuroni

Scarlett Johansson eroina da un miliardo di neuroniScarlett Johansson

Al cinema Luc Besson con Lucy, uno sci-fi che vede la diva hollywoodiana tra mafie cinesi, poteri e tecnologie avanzate

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 25 settembre 2014

Era il 30 novembre del 1974 quando in Etiopia un gruppo di studiosi ritrovò i resti, in discrete condizioni, di buona parte dello scheletro di un esemplare di femmina adulta di australopithecus afarensis, vissuta almeno 3 milioni di anni fa. L’ominide più antico che sia mai stato rinvenuto. Il nome che venne attribuito a questa nostra progenitrice fu Lucy, in omaggio alla canzone dei Beatles. Anche se definirla così sarebbe improprio, volendo forzare e semplificare, si potrebbe arrivare a dire che Lucy sia stata la prima donna di cui abbiamo conoscenza. L’evoluzione ha prodotto molti cambiamenti, oggi Lucy è il nome del personaggio femminile che Luc Besson, memore di quel rinvenimento, ha cucito addosso a Scarlett Johansson.
La incontriamo a Taiwan, come giovane studentessa statunitense, mentre sta animatamente discutendo con il suo boyfriend occasionale. Lui vorrebbe che lei entrasse in un lussuoso albergo con una valigetta e la consegnasse a un misterioso orientale, senza fare troppe domande. Lei sarà anche una giovane studentessa, ma mica è scema, solo quando è costretta e non ha altra scelta entra nell’hotel per portare a termine la faccenda. Inizia così un’avventura fantasy scandita dai ritmi del thriller.

Da lì comincia l’azione perché il MacGuffin consiste in una valigetta contenente cristalli di Cph4, una potentissima droga che qualcuno ha sintetizzato. Il fatto che si tratti di una droga e il nome attribuito sono un’invenzione di Besson, in realtà il riferimento è a una molecola particolare che le donne in attesa trasmettono al figlio attorno al sesto mese di gravidanza. Racconta Besson che ne viene rilasciata una minuscola quantità, peraltro fondamentale per la crescita del bimbo. Ma qui siamo nella fiction, l’involucro che racchiude Chp4, piazzato sottopelle alla malcapitata Lucy, che dovrebbe fare da mulo, si rompe accidentalmente e lei ne assorbe notevoli quantità, così un po’ alla volta acquisisce capacità davvero sorprendenti.

La chiave starebbe nel fatto che noi usiamo solo una piccola percentuale delle possibilità del nostro cervello, mentre quella particolare molecola permetterebbe di raggiungere livelli fantastici con miliardi di neuroni che lavorano a ritmi sbalorditivi con risultati stupefacenti.

Besson spruzza pillole di presunta scientificità con Morgan Freeman professore che pontifica «dall’evoluzione alla rivoluzione», piazza anche immagini naturalistiche in montaggio alternato a quel che succede nel film, ma i momenti più efficaci sono quelli in cui Lucy si sbarazza di alcuni cattivoni con il solo pensiero, capace di sgominare e mettere fuori gioco squadroni di criminali incalliti con le armi spianate, solo con un piccolo movimento della mano.

L’azione reinventata con il fantasy è piuttosto divertente, meno interessante l’insistenza sull’aspetto scientifico e ancor meno quello filosofico. Detto questo Scarlett ritrova davvero se stessa nei panni della supereroina che pratica telepatia, telecinesi e altre diavolerie sinaptiche.

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