Italia

«Scandalosa», la Croazia protesta per la statua di D’Annunzio a Trieste

«Scandalosa», la Croazia protesta per la statua di D’Annunzio a TriesteL’inaugurazione della statua di D’Annunzio a Trieste

Il monumento della discordia «Un’iniziativa che contribuisce a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi», l’inaugurazione nel giorno dell’anniversario di Fiume fa arrabbiare Zagabria. Pochi ma lugubri i nostalgici in piazza

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 13 settembre 2019

La Croazia ha inoltrato una protesta formale per la statua di Gabriele D’Annunzio collocata ieri a Trieste: il ministero degli esteri ha parlato di iniziativa «che contribuisce a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi». La stessa presidente della Repubblica Grabar Kitarovic l’ha definita «la scandalosa statua della discordia». Ha trovato seguito, dunque, la furiosa presa di posizione del Sindaco di Rijeka (Fiume) Vojko Obersnel che già a luglio aveva dichiarato provocatorio e inaccettabile il tentativo di onorare «l’occupatore di terre altrui».

E, tanto per rasserenare il clima, il portone del Consolato croato a Trieste è stato ricoperto stanotte da manifesti inneggianti a Fiume italiana con la foto di D’Annunzio.
A poco sono valsi i tentativi del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, a margine dell’inaugurazione della statua in Piazza della Borsa: a chi obiettava che rischiava di passare per un nazionalista nostalgico, ha continuato a ripetere che «era giusto onorare un grandissimo uomo» e che se qualcuno pensava a secondi fini era in malafede. In contemporanea, l’assessora all’istruzione Angela Brandi, al microfono, concludeva un breve intervento dicendo «e grazie a D’Annunzio possiamo tutti ricordare Fiume italiana».

In piazza a Trieste pochissima gente e singoli fascisti locali. Tante foto ai due-tre giovinastri con maglietta nera e la scritta a lettere cubitali «O Fiume o Morte».

E magliette nere sono ricomparse, al pomeriggio, davanti al monumento che celebra l’impresa fiumana a Ronchi/Monfalcone. Nessuna folla oceanica, tutt’altro, solo bande e labari di associazioni d’arma, un paio di figuranti in divisa di inizio secolo e forse una trentina di ronchesi a guardare. Magliette nere sì, a decine, anche quei pochi che già avevano fatto tappa a Trieste la mattina: davanti alla maglia il teschio con il coltello tra i denti dell’«Associazione Nazionale Arditi d’Italia» e, a portare il labaro, un trio con il fez. Sulle magliette di Forza Nuova «Fino alla Vittoria», qualcuno con la scritta «Morte e Nemico si guardano in faccia». Insomma, apparentemente ardimentosi ma sicuramente lugubri, come da copione.

Fa gli onori di casa la sindaca di Monfalcone Anna Cisint. Ha saputo della presa di posizione della Croazia? Non pensa che celebrare i cento anni dall’impresa di D’Annunzio a Fiume possa incrinare ulteriormente i rapporti tra i nostri due Paesi? «Non credo affatto e mi dispiace che se la siano presa – risponde sicura -. Noi ci basiamo sulla storia, senza paraocchi. E la storia ci dice che Gabriele D’Annunzio è stato un grande poeta e un grande soldato. Dovrebbero riconoscerlo anche all’estero. E, poi, credo fermamente che queste iniziative servano a rinsaldare l’identità di questo territorio».

La piazza antifascista a qualche centinaio di metri, sicuramente più affollata e colorata. C’era stato un divertito tentativo, ieri notte, di attaccare manifestini un po’ dovunque e soprattutto quel «Ronchi dei Partigiani» su tutti i cartelli stradali, ma sono durati poche ore: la pulizia è stata rapida e radicale. Lungo corteo nelle strade del centro fino al monumento alla Resistenza per il comizio finale.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento