Cultura

Scaffali gramsciani, orientarsi nel nostro intricato presente

Scaffali gramsciani, orientarsi nel nostro intricato presenteFondazione Gramsci Emilia Romagna foto Michele Lapini

Itinerari critici Un percorso di letture con Angelo d’Orsi, Francesca Antonini e Gianni Fresu. Dalla biografia (riveduta e notevolmente accresciuta) al pensiero intorno a Marx fino ai rapporti dell’intellettuale comunista con la sua terra di Sardegna

Pubblicato un giorno faEdizione del 30 ottobre 2024

Continuano ad essere pubblicati anche in Italia diversi nuovi libri su Gramsci, e questa è una buona notizia. Dopo la ripresa della collana «Per Gramsci» presso l’editore Bordeaux (vedi il manifesto del 23 aprile e del 19 luglio) altri volumi si sono aggiunti negli scaffali dedicati al saggista italiano più conosciuto nel mondo.
Innanzitutto, va citata la nuova edizione (accresciuta, e non di poco) della biografia che Angelo d’Orsi ha dedicato al pensatore sardo: Gramsci. La biografia (Feltrinelli, pp. 799, euro 45), frutto di un progressivo lavoro di approfondimento a partire dalla prima edizione del 2017, che contava 400 pagine, alla seconda «rivista e accresciuta» nel 2018, che sfiorava le 500, a quella uscita da pochi mesi (che promette di essere l’«edizione definitiva»), che ha raddoppiato la dimensione originaria.

BENCHÉ DI NON SEMPLICE lettura a causa della mole, il libro di D’Orsi non solo è una miniera di informazioni utili per inquadrare e comprendere la vita di Gramsci, ma orienta correttamente la lettrice o il lettore sui casi più controversi intorno ai quali si è aggrovigliato il dibattito negli ultimi lustri. È il caso, per fare un esempio, dei complicati rapporti tra il dirigente sardo in carcere e il Pci (allora Pcd’I), a partire dalla lettera inviatagli in carcere da Ruggero Grieco nel 1928, che tanti ingiusti sospetti causò nel carcerato, sempre più logorato dalla situazione in cui lo aveva precipitato il fascismo e Mussolini in prima persona.
Senza trascurare gli anni del carcere, e quelli – a volte dimenticati – trascorsi nelle cliniche di Formia e di Roma dal 1933 al 1937, è però sul periodo precedenti all’arresto che il libro offre la maggior parte delle informazioni nuove o poco note. Ad esempio nelle pagine riguardanti la Torino in cui arrivò Gramsci nell’autunno del 1911, le amicizie che vi fece, la sua carriera universitaria (conclusasi con la rinuncia alla laurea), gli insegnanti che ebbe e gli esami che riuscì a sostenere, coi relativi voti. E poi la scelta del giornalismo militante, sia per trovare i mezzi sufficienti a vivere, sia per il prevalere della passione politica, a fianco delle masse operaie e contro la guerra; e poi nel fondamentale Biennio rosso, con l’ascesa e la sconfitta del movimento dei Consigli. E la scelta di dar vita al nuovo partito comunista, e la fondamentale esperienza in Russia del 1922-1923 presso i vertici dell’Internazionale.

IL LIBRO CERCA a un tempo di sintetizzare e approfondire tutte le fasi della vicenda e del pensiero di Gramsci senza ricorrere in genere (con qualche eccezione) a un diretto lavoro d’archivio, bensì passando al setaccio l’enorme letteratura critica esistente (che D’Orsi mostra di conoscere come pochi: la Bibliografia dei soli volumi citati, esclusi saggi e articoli, occupa ben 35 pagine), valutandone i risultati e aggiornandoci su un autore nella conoscenza del quale sono stati compiuti, negli ultimi anni, notevoli passi avanti.

UN SECONDO libro da collocare nel nostro scaffale gramsciano è quello di Francesca Antonini, Gramsci tra cesarismo e bonapartismo. Egemonia e crisi della modernità (Treccani Libri, pp. 265, euro 21), dedicato alla disamina di concetti in genere non molto indagati. Partendo da Marx, nel quale Gramsci trova l’uso di bonapartismo (mentre il pensatore tedesco respinge – ricorda l’autrice – il termine cesarismo e la sua stessa attendibilità storica), Antonini intreccia l’analisi dei testi con la conoscenza che Gramsci ebbe degli scritti di Marx nei vari periodi della sua vita.
Già nella parte sul periodo precarcerario incontriamo anche termini come cadornismo, o studi in presa diretta come quello del fascismo, o concetti quali equilibrio delle forze, che torneranno nei Quaderni. In merito a questi ultimi, l’autrice conduce un’analisi accurata, diacronica, densa di riferimenti alle fonti e di collegamenti del bonapartismo ad altre categorie gramsciane: da americanismo a guerre di movimento e posizione, da crisi organica a rivoluzione passiva, da corporativismo a totalitarismo, e altre ancora.
Il bonapartismo è una forma di dominio basata sulla forza, a volte con una curvatura personalistica, per risolvere crisi che non trovano soluzione. Molti gli esempi fatti più o meno esplicitamente da Gramsci: dal fascismo all’Unione Sovietica. O in rapporto al ruolo crescente della burocrazia o del partito politico. Un’analisi ad ampio raggio della contemporaneità, che il libro esamina in molte sue varianti.

IL TERZO VOLUME su cui occorre attirare l’attenzione è quello di Gianni Fresu, Questioni gramsciane. Dall’interpretazione alla trasformazione del mondo (prefazione di Peter D. Thomas, Meltemi, pp. 360, euro 24). Inizia soffermandosi sulla storia della Sardegna e sui rapporti di Gramsci con la sua terra, considerata una colonia interna (come ebbe a scrivere) dal neonato Stato italiano a guida sabauda. Fresu passa poi a censire i luoghi in cui Gramsci scrive delle colonie propriamente dette e soprattutto di quella grande colonia che considera essere il Mezzogiorno, configurazione italiana della questione contadina quale era stata impostata da Lenin (proprio nel rapporto col dirigente bolscevico Fresu individua uno dei centri fondamentali alla base del pensiero gramsciano). Tutta questa ricognizione serve all’autore anche per spiegare l’odierna diffusione di Gramsci nei Sud del mondo e negli studi post-coloniali: l’importanza data dal comunista sardo alle coordinate spaziali della lotta contro l’oppressione sono uno dei motivi della sua recente e rinnovata fortuna internazionale.
Molte altre «questioni gramsciane», a queste variamente collegate, sono indagate da Fresu, come del resto dagli altri due libri sopra citati. Gramsci non è un autore facile, anche perché le sue opere sono state scritte non per essere pubblicate in volume e lette in tempi e luoghi lontani. Ma va studiato, compreso e poi «tradotto», perché sia ancora utile al nostro presente.

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