Sbarchi a Napoli, nord «mobilitato»
Profughi Nuovi arrivi anche in Puglia e Sicilia. Il ministro Alfano convoca le regioni e l’Anci. Il candidato di Fi Toti: Se vinciamo, porte chiuse ai migranti in Liguria come in Lombardia
Profughi Nuovi arrivi anche in Puglia e Sicilia. Il ministro Alfano convoca le regioni e l’Anci. Il candidato di Fi Toti: Se vinciamo, porte chiuse ai migranti in Liguria come in Lombardia
Si terrà oggi il vertice convocato dal ministro degli Interni, Angelino Alfano, con le regioni e l’Anci per fare il punto sull’emergenza profughi. Sul tavolo la possibilità di utilizzare le caserme dismesse per la prima accoglienza, come chiede Piero Fassino a nome dell’associazione dei comuni, ma si discuterà anche della distribuzione dei migranti tra le province, in base alla popolazione e alle risorse del fondo sociale europeo. Si cerca una maggiore collaborazione del nord, se non dovesse arrivare i prefetti potrebbero scegliere la strada della requisizione degli immobili.
Non sarà una passeggiata visto lo scontro in atto da mesi tra Sergio Chiamparino (presidente della conferenza delle regioni) e i governatori Roberto Maroni e Luca Zaia. Ieri metà penisola è stata mobilitata per le operazioni di sbarco dei migranti, non solo al sud come accade da anni ma anche al nord con La Spezia. Così il forzista Giovanni Toti (in lizza per la conquista della Liguria) ne ha approfittato per fare un po’ di campagna elettorale in stile leghista: «Dal primo giugno, quando avremo vinto, come Lombardia, Veneto e Valle d’Aosta, porte chiuse ai clandestini anche in Liguria».
Al porto di Napoli ieri sono sbarcati in 562, provenivano soprattutto da Nigeria, Costa d’Avorio, Siria, Palestina e Bangladesh. Sono stati visitati, solo in pochi hanno avuto bisogno del ricovero in ospedale. Niente schedatura delle impronte, ma solo una identificazione con nome e cognome per essere poi smistati: circa 102 sono rimasti nelle strutture dell’hinterland napoletano e casertano, mentre gli altri sono stati ripartiti tra Lombardia, Piemonte, Friuli, Veneto, Trentino e Abruzzo.
Secondo il prefetto partenopeo «le strutture di accoglienza vanno verso la saturazione. Fino a qualche anno fa, l’80% circa di loro si dirigeva in altri paesi, prima di tutto la Germania. Adesso è il contrario, la maggior parte resta qui». Ieri il sindacato si polizia Siulp ha rilanciato l’allarme per il rischio contagio che corrono le forze di polizia. Allarme rimandato al mittente dal responsabile migranti della Cgil campana, Jamal Qaddorah: «Qui ci sono poliziotti che si rimboccano le maniche, le condizioni di sicurezza ci sono e gli unici che stanno male sono i migranti, debilitati da mesi e anni di stenti e condizioni estreme».
A Taranto ieri sono arrivati in 203, salvati nei giorni scorsi nel Mar Mediterraneo. Per loro le operazioni sono state più complicate a causa della nebbia. Altri 231 sono stati accolti al porto di Roccella Jonica provenienti dall’Africa centro-occidentale,18 i minori.
A La Spezia invece sono sbarcati in 424, salvati dalla nave maltese Kreta mentre si trovavano a bordo di un barcone alla deriva nel canale di Sicilia. Tra di loro un neonato, provengono in gran parte dall’Etiopia, dal Gambia e dal Niger. Solo in 37 sono rimasti nei centri di accoglienza della provincia spezzina: 179 hanno proseguito per il Piemonte, mentre i restanti sono stati divisi tra Genova, Savona e Imperia.
Si sono iscritti alla conta degli sbarchi ieri anche Pozzallo (369 accolti da Medici senza frontiere) e Crotone dove però l’arrivo di 200 migranti è stato segnato dal ritrovamento di tre cadaveri, accertate solo due cause di morte: una donna ventenne nigeriana deceduta perché schiacciata dalla calca sul barcone partito dalla Libia, sua sorella invece avrebbe accusato problemi respiratori dovuti alle esalazioni conseguenza del rovesciamento di una tanica di benzina.
È appena cominciata la primavera e il centro d’accoglienza di Lampedusa è già stracolmo: «Stiamo lavorando con enorme difficoltà. Stanno per arrivare altri 200 migranti», spiegava ieri Pietro Bartolo, responsabile del presidio medico dell’isola.
La polizia ieri ha fermato diversi scafisti, uno a Catania, uno a Messina, un altro a Pozzallo identificato grazie a un drone, quattro a Crotone, tre in Salento, ma gli sbarchi non si arrestano. Così rischia di diventare un tema facile da giocare in campagna elettorale. Se a Otranto sono orgogliosi della loro cultura dell’accoglienza, il sindaco di Reggio Calabria chiede risorse economiche, logistiche e infrastrutturali. La Valle d’Aosta invece non ne vuole sapere: non c’è posto per 79 migranti in tutta la regione poiché, sostengono, hanno già occupato 62 posti. In Veneto ne arriveranno 560 ma Zaia è pronto alle barricate.
Addirittura epica Barbara Saltamartini, deputata della Lega, che descrive Roma coma un lazzaretto piagato da «Scabbia, Tbc, roghi tossici». A Matteo Salvini in compito di ripetere il mantra: «Allestire dei punti di soccorso e di identificazione in Nord Africa e affondare i barconi». Sono circa 85mila gli stranieri ospitati nei centri governativi e nello Sprar (Sistema di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo): il 21% in Sicilia; 12% Lazio; 9% Lombardia; 8% Puglia; 7% Campania; 6% Calabria, Emilia Romagna e Piemonte; 4% Toscana e Veneto.
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