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Sardine, una «cabina di comando» per le scelte comunicative

Sardine, una «cabina di comando» per le scelte comunicativeMattia Santori a San Giovanni – LaPresse

La riunione a Roma Primo incontro tra i gruppi locali. Per ora i fondatori bolognesi restano al centro della trama

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 17 dicembre 2019

A quattro settimane dall’evento bolognese da cui hanno cominciato a propagarsi in tantissime città, le sardine di tutt’Italia si sono incontrate per la prima volta fisicamente a Roma, la mattina di domenica in una sala dello Spin Time Lab, spazio occupato a due passi da quella piazza San Giovanni che la manifestazione nazionale del giorno precedente aveva riempito. Dalle 9 del mattino c’erano 150 persone, selezionate dai bolognesi su proposta dei gruppi locali. Sono le sardine che hanno lavorato alla creazione degli eventi e gli admin dei gruppi Facebook più grossi.

Il modo in cui si è svolta la riunione e le questioni che sono venute al pettine dicono molto di come si sta strutturando un movimento che ha avuto una crescita rapidissima e alla quale probabilmente i suoi fondatori non erano preparati. L’indicazione è stata di parlare il meno possibile coi giornalisti, soprattutto di evitare di andare davanti alle telecamere. Lo ha ribadito nelle scorse ore proprio Mattia Santori, con un messaggio nella chat chiusa nazionale (alla quale sono iscritte un centinaio di persone): «Come ho già detto le televisioni non sono il nostro terreno di comunicazione migliore – scrive Santori – Bisogna starci attenti (parlo per esperienza). Aggiungo che da ora in poi chi accetta di andare in tv senza dire nulla per me può uscire dal gruppo e prendere la sua strada».
Santori ha fatto il lungo intervento che ha dato il segno alla riunione romana. Ha chiesto un rapporto «uno a uno coi diversi territori», rivendicando la necessità del gruppo dei fondatori bolognesi di restare per adesso al centro della trama.

La linea di Santori è che l’Emilia Romagna è la madre di tutte le battaglie, l’argine da difendere: il senso delle sardine, almeno per adesso, sta in quelle elezioni regionali, è li che il movimento è nato e se non va bene lì si chiude. Santori ha poi spiegato che si immagina una struttura che funga da «cinghia di trasmissione» tra i corpi intermedi e i partiti del centrosinistra.

Poi i lavori sono proseguiti coi partecipanti divisi in tavoli regionali. Da qui sono uscite alcune delle idee riprese dal comunicato «ufficiale» diffuso domenica sera: più sul metodo di porsi e di ampliarsi che sul merito delle proposte politiche. «’Sardina amplifica sardina’ nel Lazio, per raccogliere i bisogni dei territori; ’Tutti sullo stresso treno’, un treno di sardine che attraverserà la Liguria fino alla Francia; ’Staffetta delle sardine’ in Sicilia».

«Non è nostro compito fare proposte specifiche» hanno detto i bolognesi a chi chiedeva di parlare sui temi specifici. Per Santori i contenuti sono dannosi in quanto «divisivi»: «Bisogna essere generici per surclassare ‘la Bestia’ di Matteo Salvini», è il concetto. Ciò non ha impedito che sul decreto sicurezza esplodesse la discussione. Tra la sardine convenute c’erano avvocati che hanno spiegato i motivi per cui i decreti sicurezza vanno abrogati e non «rivisti», come Santori ha affermato sia in piazza che nella riunione. Su questo il volto delle sardine ha dovuto fare un passo indietro. «Ma ancora non ha fatto dichiarazioni ufficiali», mugugnano alcuni. Gli scontenti incassano un risultato: «Tra di noi ci siamo parlati e abbiamo iniziato a conoscerci. Abbiamo deciso di mantenere una relazione tra gruppi locali, senza passare per il centro». Il dibattito è destinato a proseguire.

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