Saramago e l’incanto del «silenzio dell’acqua»
Letture young La fiaba filosofica dello scrittore portoghese, le avventure del blu, il canto dei lupi e il topino danzante
Letture young La fiaba filosofica dello scrittore portoghese, le avventure del blu, il canto dei lupi e il topino danzante
In un pomeriggio senza vento un ragazzino va a pescare sulle rive del Tago fino a quando quel silenzio assorto è interrotto bruscamente da un grosso pesce che abbocca all’amo ma tirando l’esca con tutta la sua forza spezza il filo e si inabissa. Il bambino, stordito, vuole ingaggiare una lotta con la natura (come il mitico Il vecchio e il mare di Hemingway) per mettersi alla prova. Torna sui suoi passi per rifornirsi dell’attrezzatura giusta e si ripresenta nello stesso luogo per continuare la caccia a quel pesce. Ma una volta arrivato, dovrà fare i conti con il tempo della vita, il fluire del tempo e soprattutto sarà inghiottito dalla bellezza del silenzio dell’acqua.
È questo infatti il titolo (Il silenzio dell’acqua) della fiaba dello scrittore portoghese José Saramago (Feltrinelli, pp. 32, euro 14, illustrazioni di Yolanda Mosquera, traduzione Rita Desti) che trasforma un episodio autobiografico (basti rileggere Le piccole memorie) della sua fanciullezza in una favola filosofica, dove il senso panico regna incontrastato e la caducità di tutte le cose aleggia sulle increspature del fiume.
Un’acqua senz’altro blu, quella di Saramago. Come la tinta capace di una narrazione caleidoscopica cui Cristiana Valentini affida una biografia avvincente. Blu. Storia illustrata di un colore (EditorialeScienza, pp. 48, euro 21.90) è una cavalcata culturale e geografica nelle diverse epoche. Il viaggio comincia con gli Egizi, per i quali lo stesso cielo era ricoperto di quel pigmento (la dea Nut) e i faraoni si dipingevano così nella speranza di una protezione nell’aldilà. Per i Romani segnava il lutto, nel Medioevo è sacro e segna anche il prestigio dei sovrani, mentre nel Rinascimento quel colore era più prezioso dell’oro provenendo dal lapislazzulo. Quello di Prussia fu scoperto per caso (nel ’700 a Berlino), nella storia moderna è associato al sentimento malinconico (blues, il canto degli schiavi). E la terra? È un pianeta blu, lo sapeva già Gagarin quando la vide passeggiando nello spazio, avvolta nel celeste abbagliante degli oceani.
È una grande sinfonia della natura e il racconto di un’improvvisa disarmonia che provoca tristezza e fa piombare il mondo in una notte infinita Il canto dei lupi di Alice Liénard (Fatatrac, con le evocative illustrazioni di Marine Schneider, pp. 40, euro 18,90). Una fiaba «ambientalista» che trasporta chi legge nel cuore della foresta, lì dove i lupi ululano alla luna e tramandano antiche leggende. Ma i Due Zampe (gli umani) faranno strage e gli animali abbandoneranno il territorio: ci vorrà il coraggio di una bambina e di una vecchia orsa per stanarli e riportarli al centro della vita, ristabilendo l’equilibrio smarrito dei venti, delle nevi e delle fantasticherie.
Anche nei boschi nordici qualcosa non va. Un animaletto si sente inutile: è troppo piccolo per aiutare gli altri (volpi, tassi e orsi) a raccogliere funghi per la festa e a cucinare una zuppa collettiva. Resta solo, con «la luna storta», ma guardando volteggiare le foglie autunnali scoprirà un ballo liberatorio e aereo che lo farà sentire bene. Il caso vuole che un coniglio si accorga del suo talento: è il riscatto. La danza del topino della foresta (Iperborea, pp. 30, euro 15,50) è il poetico albo della scrittrice e illustratrice finlandese Pirkko-Liisa Surojegin sul senso di sé riconquistato e il valore dell’amicizia ritrovata.
SCHEDE
Intorno alle comete
Dopo il magnifico «Ondario» le autrici Sarah Zambello e Susy Zanella alzano gli occhi al cielo, perdendoli nello spazio e realizzano un atlante luminoso e particolarissimo: è Il cometario (Nomos, pp. 80, euro 22.90). Questo prodigioso catalogo illustrato non dimentica – fra le «figure» cariche di presagi fin dall’antichità – l’apparizione della cometa Halley nel 1302 che Giotto ritrasse nella Cappella degli Scrovegni. D’altronde, le scie delle Grandi Comete accompagnano l’evoluzione delle civiltà, ispirando opere d’arte, musica e poesia e orientando l’immaginario nel susseguirsi delle epoche storiche. C’è anche un’altra stella chiamata a sprigionare momenti magici: è La cometa che dà il titolo all’albo di Joe Todd Stanton (Babalibri, pp.40, 13,50). È lei a fare compagnia a Nyla, la bambina in pieno trasloco di malavoglia, che ha perso tutto e ha nostalgia dei giochi con il suo papà, costretto lavorare per sbarcare il lunario. Ma una notte la cometa «lancia» la sua coda luminosa fra le nuvole: è un ponte fragile che somiglia a un albero fatato su cui Nyla si arrampicherà con allegria, lasciandosi la noia alle spalle. Nella storia, l’autore dice di mescolare le sue impressioni durante il lockdown (il desiderio di natura) con alcuni ricordi dell’infanzia, come l’amato melo che cresceva nel suo giardino.
Se i bambini diventano uccelli
Gli uccelli hanno sempre stimolato la visionarietà di David Almond fin dai tempi di Skellig e poi ancora con Mio papà sa volare! (entrambi pubblicati da Salani come quasi tutti i suoi libri). Per lui staccarsi dalla terra è una metafora della libertà, un desiderio atavico che ci fa misurare con il nostro limite principale, l’essere umani. Per questo, la sua preferenza va spesso alle creature fantastiche, capaci di ibridarsi con altre specie per approdare in mondi sconosciuti. Ecco allora che l’autore inglese (Newcastle upon Tyne, 1951) torna con il picture book La donna che trasformava i bambini in uccelli (illustrazioni di Laura Carlin, traduzione di Laura Carlin, Camelozampa, pp.40, euro 17). Un giorno a interrompere la monotonia dei pomeriggi cittadini arriva Nanty Solo. È strana e va in giro dicendo di saper trasformare i bambini in tante specie di volatili colorati. I genitori vietano ai loro figli di avvicinarsi a lei, ma Dorothy è audace, non obbedisce. E così il cielo si riempe d’un tratto di allegre rondini che si intrecciano in meravigliosi volteggi. E i grandi? Almond, ancora una volta, spezza la «normalità» facendo il tifo per la fantasia, la più selvaggia.
Affetti famigliari
Un tragitto breve – da scuola a casa passando per quella della nonna – che si trasforma in un sentiero impervio, fatato, pullulante di presenze e incroci temporali. Per Jole, eroina del libro di Silvia Vecchini (Topipittori, pp. 61, euro 18, illustrazioni di Arianna Vairo) quel mini-viaggio è un tuffo nelle paure e nella solitudine. La sua amata nonna è in ospedale e lei non sa cosa accadrà. Ma sognare e desiderare ha un potere catartico. Gli affetti come terapia del sé sono al centro anche di Tutti possono imparare ad andare in bicicletta dell’americano Chris Raschka (Biancoenero edizioni, pp. 36, euro 16,50). Una storia semplice, disegnata magnificamente, che invita a non arrendersi alzando l’autostima di chi si sente inadatto e indifeso.
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