Cultura

Santuzza, l’emoji nel regno sacro e profano

Santuzza, l’emoji nel regno sacro e profanoOn fire (2023)

Mostre Claire Fontaine al museo Riso di Palermo, con un'installazione «tra cielo e terra»

Pubblicato circa un mese faEdizione del 17 agosto 2024

Camminando per la centralissima e infuocatissima via Vittorio Emanuele a Palermo – non lontano da carretti trascinati da cavalli esausti e negozi che vomitano sui marciapiedi magneti a forma di cannolo, eserciti di piccole replicanti di Santa Rosalia, scritte Sicilia mia, Sicilia Bedda, Sicilia e basta – due vetrine, quelle del museo Riso, potrebbero rallentare lo struscio sul corso cittadino, fosse solo per l’istinto di fare una foto. Al centro di ognuna delle due vetrine galleggia una scultura luminosa, una emoji, quella del fuoco e quella del sole.

DUE OGGETTI immateriali che fanno parte dell’uso quotidiano, ma che in un formato così inspiegabilmente grande e in un contesto inaspettato come quello delle vetrine di un museo, risultano destabilizzanti. Un banner accompagna questo dittico e viene in soccorso, Claire Fontaine Tra cielo e terra, una mostra del collettivo Claire Fontaine composto da Fulvia Carnevale e James Thornhill, curata da Valentina Bruschi, che richiama, a rovescio, il titolo del libro di Sara Cabibbo, Santa Rosalia tra terra e cielo, una ricostruzione dedicata al suo culto.
Per Claire Fontaine, che di sé parla alla terza singolare femminile, è stato naturale, dopo il suo trasferimento nella città di Palermo – che quest’anno ha festeggiato il quarto centenario della sua patrona e martire con un festino clamoroso – lavorare sulla dimensione immateriale del culto dei santi a partire dalle pratiche sociali che lo tengono vivo. Ed è stato naturale farlo attraverso le due sculture luminose On fire (2023), il fuoco, e A Brighter Tomorrow (2024), il sole, realizzato per questa mostra e acquisito dal museo Riso.
Le due sculture danno corpo e materia al linguaggio etereo delle emoji, pittogrammi digitali globalmente usati come mezzi di espressione delle emozioni. Le emoji sono simboli prefabbricati di un linguaggio universale, di cui Claire Fontaine, in linea con la sua pratica, si è appropriata per renderli materiali, svincolarli dal loro uso e contesto, e aprirli a nuovi possibili significati. E in una Palermo che è da secoli meta di pellegrinaggio, luogo di guarigione, e quindi una città molto legata a un modo di credere nella salute e nello stare bene che ha rinunciato all’azione per abbandonarsi al destino, in questa Palermo infiammata dalla fede per la sua Santuzza, il fuoco e il sole si riscoprono antichi simboli purificatori, agenti disinfettanti, restituiti a una dimensione magica e materiale. Ogni desiderio di trascendenza torna a radicarsi nell’immanenza, ripiomba nel sensoriale, in un movimento discendente, Tra cielo e terra.

A Brighter Tomorrow

SI TRATTA di oggetti tanto familiari quanto ambigui, e questa ambiguità è manipolata da Claire Fontaine come una risorsa. Se l’emoji del sole tende a rappresentare una giornata luminosa o sentimenti felici, nell’ennesima estate che rischia di conquistarsi l’appellativo della stagione più calda di sempre, rivela un volto assai più inquietante e doloroso. Allo stesso modo, l’emoji del fuoco che rappresenta la massima approvazione, in un’epoca di guerre e massacri, rischia di vedere distorto il suo valore positivo, affermativo e giocoso.
L’intervento di Claire Fontaine è un esercizio materialista che incarna il digitale, gli dà un corpo, con un approccio affettivo al concettuale, che mira a risvegliare una sensibilità nei confronti di banali immagini della cultura capitalista. È una lettura del contesto urbano che ha compreso la porosità di Palermo, la sua anatomia complessa, la sua capacità di far coesistere tempi e spazi assai diversi, di lasciar compenetrare il dentro e il fuori, il pubblico e il privato. E in una città in cui convergono conflitti transnazionali, tra cui il cambiamento climatico e l’impatto del turismo massificato, l’installazione di Claire Fontaine nelle vetrine del museo Riso si rivela un gioco di amara seduzione nei confronti del pubblico che viene attratto dell’estetica pop, per rimanere deluso da un messaggio che può risultare doloroso, ancora più del caldo, della calca, della colonna sonora del padrino in filodiffusione, che a questo punto scottano più di ogni altra cosa.

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