Giardini pluviali, trincee drenanti, pavimentazioni permeabili, un’aiuola fiorita di bioritenzione, tetti verdi, serbatoi collegati alle grondaie, uno stagno con vegetazione palustre, un laghetto agricolo. L’idea è quella di trasformare le città iper-asfaltate e cementificate, dal suolo completamente impermeabilizzato, in città spugna in grado di assorbire l’acqua piovana in eccesso, farla defluire lentamente, depurarla, ricaricare la falda, e conservarla per i periodi di siccità.

A Santorso Vicentino, piccolo comune di 6 mila abitanti, noto come il «paese dell’acqua» grazie alla storica abbondanza di questa risorsa, si è appena concluso il progetto europeo Life Beware (Better Water Management for Advancing Resilient Communities in Europe, lifebeware.eu) che ha permesso di realizzare una serie di piccole opere diffuse che altro non sono che misure di ritenzione naturale delle acque con lo scopo di prevenire fenomeni di allagamento piuttosto comuni in questo territorio duramente colpito dall’alluvione del 2010 che nella città di Vicenza causò tre vittime e coinvolse mezzo milione di persone.

L’adattamento al clima che è cambiato si fa anche così, ripristinando con tanti piccoli interventi il naturale ciclo idrogeologico e mimando per quanto possibile la natura. Non sempre sono necessarie grandi e costose opere strutturali: il progetto di cui Santorso è stato capofila, insieme con il comune di Marano e con la consulenza tecnico-scientifica del dipartimento Tesaf dell’Università di Padova, mirava a dimostrare la fattibilità di mini-interventi attraverso il coinvolgimento della comunità locale. Metà del budget di 2,2 milioni di euro, è stato destinato a attività di informazione, formazione e sensibilizzazione.

Oggi le opere realizzate a Santorso si possono visitare con un’audio-guida georeferenziata che accompagna tra gli interventi di prevenzione del rischio idraulico. Si passeggia tra pavimentazioni drenanti, cioè sistemi realizzati con masselli porosi e posati in modo da favorire l’infiltrazione dell’acqua; tetti verdi come giardini pensili oppure coperture di tettoie o garage ricoperte da suolo e vegetazione; giardini pluviali realizzati in piccoli spazi verdi, stagni e laghetti che hanno insieme la quadruplice funzione di rallentare, accumulare, depurare e infiltrare l’acqua piovana riducendo il volume e il tempo del deflusso al sistema di drenaggio urbano.
Nella Casa del custode, grazie al progetto Beware, è possibile vedere come si comporta un tetto verde quando piove rispetto ad un tetto tradizionale in tegole e valutare le differenti quantità di acqua trattenuta e la velocità di rilascio dal tetto. Quanto al laghetto agricolo (2500 metri cubi), in questa estate siccitosa è stata una risorsa così utile per gli agricoltori che c’è già un accordo con alcuni enti del territorio per realizzarne altri tre.

Altre iniziative nate in seno al progetto europeo sono la Scuola dei Beni comuni, per migliorare la conoscenza della risorsa acqua anche in riferimento ai cambiamenti climatici; un Gruppo di acquisto solidale avviato a fine 2021 per l’acquisto di cisterne e vasche per la captazione dell’acqua da realizzare presso le abitazioni private; uno sportello informativo; un fumetto, un videogioco e un festival sempre sul tema dell’adattamento al clima che cambia.

Un progetto nato davvero dal basso, ci spiega il sindaco di Santorso. Franco Balzi «da un gruppo di giovani che una quindicina di anni fa si erano organizzati per affrontare problematiche legate all’energia con l’attivazione di uno sportello dove offrivano consulenza gratuita sull’installazione dei pannelli fotovoltaici, che negli anni è diventato un servizio attivo in 14 comuni su tutti i temi energetici, tuttora un punto di riferimento per il Superbonus 110% come per il caro bollette. Dopo l’alluvione di Vicenza del 2010 il gruppo ha cominciato a interessarsi al tema dell’acqua e l’amministrazione ha pensato di affiancarlo e valorizzare questa esperienza per scrivere e tenere le fila del progetto europeo Beware che è stato molto partecipato da cittadini, agricoltori della zona, studenti dell’università di Padova, tecnici e professionisti del settore che hanno iniziato a incontrarsi durante la pandemia per studiare un piano d’azione che ora si sta cercando di divulgare tra altri comuni».

Ora che Beware è concluso il sindaco Balzi si augura «che produca cultura» e che interventi del genere si diffondano in tanti altri comuni. Per proteggere Vicenza dalle piene nel frattempo è stato costruito anche il grande bacino di Caldogno (3,8 milioni di metri cubi) lungo il fiume Timonchio, che ha interessato una vasta area agricola. «Sono stati spesi molti soldi per questa opera, ma non mi risulta sia mai stato attivato. Chissà, forse era meglio realizzare qualche centinaio di piccoli bacini come i nostri».