Santi Francesi: «Le nostre canzoni come un’oasi protetta in tempi molto bulimici»
Incontri Esce domani il nuovo lavoro del duo piemontese, un ep di sei brani dal titolo: "Potrebbe non avere peso"
Incontri Esce domani il nuovo lavoro del duo piemontese, un ep di sei brani dal titolo: "Potrebbe non avere peso"
Potrebbe non avere peso (Sony/Numero Uno) è il ritratto – conciso – del duo piemontese dei Santifrancesi, vincitori di X Factor 2023 e protagonisti di un’ottima performance all’ultima edizione di Sanremo. Un ep di sei brani – in uscita domani – dall’estrazione rock e dagli umori pop decisamente ricercati che non ammiccano alle tendenze di mercato, ma cercano altri territori. E soprattutto dimostrano una capacità di scrittura – e di gusto negli arrangiamenti – non indifferente. «Non programmiamo – sottolineano Alessandro De Santis (voce, chitarra, ukulele) e Mario Francese (producer, tastiere, synth e basso) – e non ci poniamo il problema, quando siamo in sala d’incisione, se una canzone possa potenzialmente fare numeri migliori con un vestito più… alla moda». Santifrancesi definiscono Ho paura di tutto il brano che apre il disco come ‘un inno all’accettazione della paura in quanto motore salvifico per eccellenza. Se abbiamo paura siamo ancora vivi‘. «Sì, gira, tutto intorno a questo concetto. E poi voleva anche essere un omaggio a un pezzo dei Cani – Maledetta sfortuna – che abbiamo amato molto».
VIVIAMO in un tempo bulimico e queste canzoni chiedono all’ascoltatore calma, gentilezza, rispetto. Quasi una sorta di oasi che preserva in qualche modo da quanto ci circonda, è quanto il duo piemontese ha voluto fare componendo questi sei nuovi pezzi.«Esatto è come se noi stessimo cercando di dire delle cose, ma rimanendo nascosti e creando delle oasi nel deserto».
A Sanremo – serata delle cover – Santifrancesi hanno portato una bella versione di Hallelujah di Cohen con la partecipazione di Skin: «Lo abbiamo proposto perché è un brano che è nei nostri ascolti e non annoia mai. Anzi, ha quell’effetto meraviglioso e inquietante allo stesso tempo. Hallelujah negli anni si è travestita ed è entrata nelle case di tutti quanti come un pezzo romantico, confortevole, caldo, quando in realtà basta leggere il testo e basta ascoltarlo bene, si capisce che invece è un’altra cosa. Sono liriche o estremamente violente, estremamente carnali, terrene. Quindi l’idea era di prendere quella canzone che sulla carta era così confortevole e dargli un arrangiamento, una produzione che invece spingessero di più verso il lato angosciante e contraddittorio. E Skin è stata fantastica, ha accettato subito di farla con noi – l’ha convinta la nostra interpretazione – e non ha chiesto nemmeno un rimborso…».
Il tour dei Santifrancesi parte il 20 novembre da Venezia e termina il 13 dicembre all’Atlantico di Roma. «Di solito siamo in tre, ma stavolta aggiungeremo anche una chitarrista perché gli arrangiamenti delle nuove canzoni sono più complessi».
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