Visioni

Santi e cattivi, le comparse del deserto

Santi e cattivi, le comparse del deserto

Festival Al Bergamo Film Meeting «Sans Bruit, le figurants du desert»del collettivo MML, vita e cinema negli studi Atlas. In cartellone anche Mekas, Sitaru, la Nova Vlna cecoslovacca

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 marzo 2018

Per non farsi mancare nulla, il Bergamo Film Meeting è stato costretto a un trasloco avventuroso a un mese dall’inaugurazione, ora è ospitato provvisoriamente dalla provincia. Come sempre alle prese con mille problemi economici, ma per fortuna il comune ha deliberato per la prima volta un piano di finanziamento triennale che dà un po’ di fiato e risorse alla manifestazione. Che non è proprio improvvisata, visto che siamo all’edizione numero 36. Ma puntando sul cinema vero non sembra godere dell’appeal di altre iniziativa. Comunque sia, come sempre, hanno sfoderato un cartellone invidiabile a base di Liv Ullmann, Nova Vlna cecoslovacca, Jonas Mekas, Barbara Albert, Stéphane Brizé, Adrian Sitaru oltre a concorso e documentari. E tra questi un piccolo gioiello Sans Bruit, les figurants du desert film del collettivo MML (Michał Madracki, Maciej Madracki, Gilles Lepore).

 
Cominciamo dal titolo dove «senza rumore» è il nome berbero di Ouarzazate, cittadina posta duecento chilometri a sudest di Marrakech, raggiungibile superando il passo Tichka sull’Atlas a 2250 metri.
Lì infatti si trovano gli studi Atlas, in una zona che già era servita come scenari per Lawrence d’Arabia, poi sono stati realizzati gli studi L’ultima tentazione di Cristo, Il tè nel deserto, Kundun, Il gladiatore, Le crociate e moltissimi altri titoli importanti, oltre a un’infinità di serie tv. Insomma quando servono scenari biblici o desertici oppure finti Afghanistan o Iraq, la zona è perfetta.

 

 

Questa volta però neppure si citano o si mostrano gli studi, si punta sugli abitanti che per scelta o per caso sono diventati comparse o caratteristi in diversi film. Ecco allora Ilham Oujri, attrice magnifica, che con il solo volto illuminato registra la vestizione e l’addio a una terrorista avvolta nelle bombe. Un provino, intenso, che introduce a una contraddizione perché aldilà delle scene di massa quasi tutti devono interpretare personaggi di arabi e quasi sempre cattivi.

 
C’è chi viene reclutato per girare una commedia e si ritrova vestito da mujaeddin con in mano dei lanciarazzi. Ma si sorride anche con un attore che in diverse occasioni è stato Gesù, Giovanni, Tommaso, Giuda, e non è l’unico, in altri casi sono stati soldati egiziani o romani o greci. In zona, oltre alle magnifiche medine, ci si può imbattere in una similkaba della sacra moschea.

 
Ma il rapporto tra cinema e vita che qui è singolare. L’economia cittadina ha sicuramente beneficiato delle produzioni che sono arrivate, eserciti non solo di comparse ma di maestranze hanno trovato lavoro e ora il cinema fa parte della vita quotidiana, anche assistere al cineforum a Apnea della regista Mahassine el Hachadi con tanto di intenso dibattito finale.
Poi c’è Mahir che ha una sua sceneggiatura e non è il solo, ma la più carismatica è Leila Malika, «Senza cinema non c’è niente a Ouarzazate» dice, non giovanissima ma sempre scritturata perché capace di piangere, veramente, a comando : «Mi basta pensare alle umiliazioni subite». Sarà tecnica o è il cinema che incontra la vita?

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