Santanchè, altri guai. La procura di Milano: «Liquidare Ki Group»
La procura di Milano ha chiesto il fallimento della Ki Group, società di cui la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha per lungo tempo detenuto alcune quote, oltre ad essere stata nel board.
L’istanza di liquidazione giudiziale segue a ruota un altra decisione della procura: il piano di concordato semplificato presentato da Ki Group lo scorso maggio è stato giudicato non fattibile, principalmente a causa di una «mancata comunicazione di informazioni fondamentali per la procedura», tra cui una «determinazione autorizzativa» della Consob sullo «stato di avanzamento dell’accordo contrattuale sottoscritto con Geca» e della «sottoscrizione dell’aumento di capitale». Non solo, secondo i pm Maria Gravina e Luigi Luzi ci sarebbero anche «gravi omissioni in danno dei creditori».
SPIEGA Davide Carbone, avvocato di alcuni dipendenti di Ki Group ai quali non è stato mai pagato il Tfr: «Ci si domanda cosa abbia fatto la ministra Santanchè in questi mesi, dopo le promesse fatte in Senato con i dipendenti stessi tra il pubblico. Posso affermare che gli stessi si sentivano in parte rassicurati dalle parole del ministro in aula, la quale affermava con forza che i debiti verso di loro sarebbero stati pagati». Così, lette le osservazioni della Procura, aggiunge l’avvocato Carbone, «non v’è chi non veda come ora si prospetta la strada dal fallimento già richiesto da noi a maggio. Purtroppo i fondi pubblici tuteleranno solo parte dei lavoratori, non gli agenti».
IL PIANO di concordato proposto da Ki Group prevedeva l’ingresso in società di Bioera Spa, che però, secondo i magistrati, è una «società in evidente stato di insolvenza» e questo «non permette il raggiungimento insito nello scopo insito nella procedura, ovvero quello di garantire non soltanto una semplice dismissione del compendio aziendale, quanto il mantenimento dell’unità operativa in capo ad altri (una sorta di continuità aziendale indiretta) volta a valorizzare, nel breve periodo, i complessi aziendali per una più proficua loro cessione al fine di ottenere liquidità per soddisfare i creditori».
SU X (FU TWITTER) la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga chiede a Santanchè di fare un passo indietro: «Ha mentito al Senato. Due volte. E due sono le ragioni per cui la ministra Santanchè deve dimettersi: la mancanza di rispetto verso le istituzioni che è alla base di ogni incarico pubblico. E l’inganno dei lavoratori, l’offesa più grande». La stessa cosa fa anche il M5s e Avs. «Ê l’ennesima prova che Santanchè ha mentito al Parlamento e al Paese – sostiene Peppe De Cristofaro, di Avs -. Le vicende imprenditoriali della Ministra non ci interessano, ma è grave che abbia giurato il falso. Roba da commedia all’italiana. Santanché non può fare la ministra della Repubblica. Se ne facciano una ragione, lei e Meloni che ancora la vuole lì».
SANTANCHÈ, da parte sua, è in visita a Hong Kong, nella seconda tappa del suo tour asiatico per rafforzare «le relazioni bilaterali» tra Italia e Asia orientale sul tema del turismo.Al suo ritorno troverà l’ennesima bufera: Ki Group, ex gioiellino del biologico, per anni è stata gestita da Santanchè e dal suo compagno e la ministra, quando fu chiamata a riferire al Senato sulle inchieste giudiziarie che la riguardano, aveva rassicurato tutti sul fatto che ogni storia sarebbe andata a finire per il meglio, che non ci sarebbero state insolvenze e che, in generale, le polemiche su di lei erano solo una montatura. Adesso, dopo il caso Visibilia, ecco un altro inciampo molto difficile da ignorare.
PER IL GOVERNO la posizione sempre più complicata di Santanchè è un problema di non poco conto. La premier Meloni vorrebbe a tutti i costi evitare le fastidiose trattative di un rimpasto, ma non disdegnerebbe le dimissioni della ministra del Turismo, in modo da sostituirla senza andare a turbare gli equilibri della maggioranza. Certo, convincere Santanchè a lasciare la posizione di propri non sarà facile, ma intanto il clima che si va costruendo intorno a lei è eloquente: nessun esponente delle forze politiche della destra ha espresso nemmeno mezza parola di solidarietà o di vicinanza nei suoi confronti.
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