Domani uscirà l’Unità diretta da Piero Sansonetti. Per lanciare il suo progetto, il direttore sceglie slogan “forti”, chiama in causa “il ritorno” di Gramsci e utilizza l’immagine iconica di Berlinguer. Ma questa Unità non ha nulla a che vedere con la testata fondata nel 1924, né con le battaglie del segretario del Pci perché con scientifica, padronale protervia calpesta ogni diritto dei suoi lavoratori: i giornalisti e poligrafici che hanno tenuto in vita il giornale sono stati esclusi, cancellati, perfino vilipesi. Siamo di fronte a un caso mai contemplato nel mondo del lavoro: un’intera redazione sostituita da un’altra.

Lo ribadiamo al direttore Sansonetti e all’editore Romeo: la testata sono anche i lavoratori. Un concetto tanto più vero nel caso dell’Unità, per la storia e il ruolo del quotidiano fondato appunto da Antonio Gramsci. Un intero corpo redazionale spazzato via. Sansonetti ci ha tacciato di essere “renziani”, proprio lui che ha lasciato il Riformista nelle mani del leader di Italia Viva e che finge di non ricordare che noi, giornalisti e poligrafici, abbiamo una storia lunga, più lunga della sua memoria labile.

Molti di noi lavoravano all’Unità quando Sansonetti era condirettore, e siamo noi ad aver subito l’ultima, indegna chiusura nel 2017 quando la governance del giornale era nelle mani dei Pessina, gli editori voluti dal senatore Renzi. Respingiamo, dunque, al mittente allusioni e menzogne. Si assuma le sue responsabilità Sansonetti. Senza chiamare in causa chi odiava gli indifferenti e che ha lottato con la vita per difendere i diritti dei lavoratori. Quelli che Sansonetti e l’editore Romeo hanno calpestato.

* Le lavoratrici e i lavoratori dell’Unità fondata da Antonio Gramsci