Sangue, passione e energia, le voci della Resistenza
Note sparse Con «Sentieri Partigiani», i Sambene si fanno promotori di un progetto sulla memoria. Dieci brani in altrettante simboliche stanze, racconti di ragazzi uniti contro l’arroganza nazista
Note sparse Con «Sentieri Partigiani», i Sambene si fanno promotori di un progetto sulla memoria. Dieci brani in altrettante simboliche stanze, racconti di ragazzi uniti contro l’arroganza nazista
Qualcuno ha detto che ci salverà la bellezza, in questi tempi inariditi e di ferina scaltrezza tattica. Non basta: la bellezza, intesa come arte, nello specifico arte musicale, ci salverà solo se sarà accompagnata da verità e memoria. È una triade difficile, ma che sgorga facilmente, all’ascolto di Sentieri Partigiani / tra Marche e Memoria, il cd dei Sambene cui è stato assegnato il premio nazionale Anpi «Renato Benedetto Fabrizi». Dieci brani che, a fronte dell’oblio neghittoso che progressivamente sta invadendo le coscienze, con il subdolo trucco di parificare carnefici neri e gente comune che ha rischiato morte e tortura per essere libera, non possono lasciare indifferenti.
Sentieri Partigiani, che pure intercetta energie creative che vengono da lontano, da un settantennio di sforzi per non dimenticare, non è opera di un gruppo attivo da decenni: è il risultato degli sforzi dei Sambene, giovane gruppo folk di Recanati che ha avuto la produzione del violinista e cantautore Michele Gazich (coautore di musica e testi), e il formidabile apporto dei racconti in presa diretta sulla Resistenza marchigiana di Nunzia Cavarischia, staffetta partigiana. Sua la voce all’inizio di questa lunga ballata epica su quanto è davvero successo a chi combatteva attorno alla Linea Gotica presidiata dai nazifascisti.
Sentieri partigiani si dipana in dieci stanze (e tante rare fotografie che ci fanno vedere i volti giovani dei partigiani) e salva le storie di tanti ragazzi comuni, speciali nella loro scelta, che avevano in odio l’arroganza dei nazi e dei loro servi repubblichini.
Sambene in sardo significa sangue: passione ed energia, dunque, convogliata in progetto musicale – che ha conosciuto già più di cento palcoscenici – da Lucia Brandoni direttrice dell’Accademia musicale dei cantautori di Recanati.
Due parti vocali femminili e complementari, Roberta Sforza e Veronica Vivani, una maschile, quella di Marco Sonaglia. E due collaborazioni particolarmente preziose, in questo piccolo scrigno di storie resistenti che ha il passo solido del combat folk rock declinato in polpa acustica su fisarmonica, il violino e la viola di Gazich, corde di chitarra. C’è la voce dell’attore Giorgio Montanini nella storia di Eraclio Cappannini, e l’impatto sferzante dei fratelli Severini, i Gang, nella storia di Nené Acciaio, che all’epopea partigiana nelle Marche hanno, da parte loro, dedicato lavori particolarmente importanti.
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