San Siro, Milano demolisce il suo luogo di culto
Grandi opere Nonostante il finto dibattito concesso alla cittadinanza, lo stadio Meazza verrà raso al suolo per fare spazio a un colossale business immobiliare e finanziario
Il sindaco Beppe Sala passerà alla storia per avere spento le luci a San Siro. Lo stadio potrebbe compiere 100 anni con una festa un po’ particolare: il 6 febbraio 2026 ospiterà in mondovisione l’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.
Soffiate le candeline, dal giorno dopo inizierà la sua demolizione. Verrà così cancellato quello che rimane il simbolo iconico della Milano del ‘900, entrato nella storia della città come il Duomo, il Teatro alla Scala, il Castello Sforzesco. Luogo di infinite passioni, di gioie e tristezze e soprattutto ricordi per più generazioni.
La prima pietra dell’opera venne messa il primo giorno di agosto del 1925 per volontà dell’allora presidente del Milan Piero Pirelli che voleva uno stadio più accogliente per i tifosi, con più posti a sedere, senza la pista di atletica tra campo e spalti: uno stadio per il calcio. Per onorare il santo di una chiesetta non distante dall’impianto venne ribattezzato San Siro.
L’inaugurazione ufficiale, il 19 settembre 1926, fece contenta la sponda nerazzurra di Milano, il derby «amichevole» – si fa per dire – venne vinto dall’Inter 6-3.
ORA I FONDI STRANIERI CHE GOVERNANO pro tempore Inter e Milan hanno convinto le due società che è arrivato il momento di costruire un nuovo stadio al posto del Meazza per ripianare i buchi di bilancio dei due club, in un calcio italiano sempre più in crisi e con i conti in rosso in Europa.
In questa visione il gioco del pallone diventa una ciambella con lo stadio al centro e il business immobiliare/finanziario attorno. E così, assecondati dal sindaco di Milano e dalla sua giunta, i due club sono arrivati a sentenza inappellabile: lo stadio più glorioso d’Italia deve essere abbattuto per fare posto a un’enorme operazione di business privato su aree pubbliche, la più grossa degli ultimi dieci anni a Milano. Una delle più grosse di sempre.
Valore iniziale dell’operazione 1,3 miliardi di euro.
CHE QUESTO PROGETTO SIA con il pallone al centro e il business tutt’attorno lo ha detto anche l’advisor del Milan Giuseppe Bonomi mercoledì corso durante il primo incontro del dibattito pubblico (con esito scontato) sul progetto che il comune di Milano ha dovuto concedere – per legge – alla città. «Molti penseranno che questo dibattito si fonda sulla proposta di costruzione di un nuovo stadio. Questo è parzialmente vero. La costruzione di un nuovo stadio rappresenta nella nostra visione il caposaldo di un vero e proprio piano di rigenerazione urbana», ha detto Bonomi.
QUESTA E’ PERO’ UNA STORIA CHE, a guardarla bene, ne racconta due, due storie gemelle separate alla nascita dall’amministrazione comunale. La seconda però è rimasta nell’ombra mentre le luci restavano accese su San Siro.
Così oggi, mentre si dibatte dello stadio, a poche decine di metri dal Meazza le ruspe sono già al lavoro per il progetto complementare a quello dello stadio: il nuovo quartiere di lusso sull’area dell’ex galoppo del Trotto sviluppato dal gigante immobiliare Hines.
Due aree confinanti, due progetti distinti, un unico destino. Basta guardare la mappa della zona dall’alto per rendersi conto di quanto i destini delle due aree siano incrociati. E infatti fino a qualche anno fa se ne parlava come di un unico piano urbanistico.
Diceva a giugno 2013 l’allora amministratore delegato del Milan Adriano Galliani: «Il Milan e l’Inter stanno cercando di acquistare l’area del Trotto per far diventare San Siro una cosa favolosa e se troveremo un accordo economico con i proprietari dell’ippodromo, diventerebbe una cosa meravigliosa. Io spero di trovarlo e il Comune è assolutamente d’accordo. Riqualificare San Siro sarebbe fantastico… diventerebbe una cosa unica almeno in Europa con parcheggi, negozi, ristoranti per creare un’area sportiva meravigliosa».
Il progetto era di ristrutturare il Meazza e costruire un’area commerciale sull’ex Trotto. Poi le cose hanno preso un’altra piega.
A maggio 2014 l’area dell’ex Trotto cambia destinazione d’uso da sportiva a residenziale grazie ad una determina dirigenziale del settore urbanistica firmata dagli architetti Marino Bottini, direttore servizio pianificazione generale, e Simona Collarini, direttore settore sviluppo del territorio e oggi responsabile unico del procedimento del progetto Stadio.
«Si elimina la destinazione di servizio alla persona – servizio indispensabile sport sull’area dell’ippodromo del trotto è scritto in quella determina. Nel Pgt del 2019 viene poi scorporato l’ambito territoriale di San Siro da quello dell’ex Trotto. Da quel momento in poi i due progetti viaggiano definitivamente su binari separati ma complementari: gli interessi dell’uno sono legati a quelli dell’altro. A fine 2019 Snaitech, società proprietaria dell’ex Trotto, trova un acquirente, e che acquirente: il colosso immobiliare americano Hines, già protagonista di grandi operazioni urbanistiche in città.
IL PROGETTO E’ QUELLO DI FARCI un nuovo quartiere di lusso, con una quota minoritaria a canone di mercato (milanese, si intende) e un po’ di verde indispensabile per dare valore all’operazione.
Ma chi vorrebbe vivere in quartiere di lusso con uno stadio a poche decine di metri dalla propria finestra? Le due società dicono che ristrutturare il Meazza è impossibile, meglio quindi abbatterlo e costruire il nuovo stadio più a ovest, lontano dai palazzi di lusso, e in mezzo metterci verde ornamentale e servizi commerciali.
E il faraonico progetto Stadio di Inter e Milan prevede proprio questo. Due aree confinanti, due progetti distinti, un unico destino.
NEL 2019 AGLI UFFICI COMUNALI arriva una prima bozza del progetto e a novembre dello stesso anno la giunta Sala vota l’interesse pubblico al progetto Stadio chiedendo alcune modifiche. La principale è meno cemento abbassando l’indice di edificabilità a 0,35, come previsto dal Pgt. Le squadre avevano chiesto 0,70.
Nella campagna elettorale per le comunali del 2021 la questione stadio viene incredibilmente oscurata, San Siro non viene neanche citato nel programma della coalizione di centrosinistra che sostiene la ricandidatura di Sala. Una volta eletto però sarà la prima cosa di cui si occuperà.
Il 4 ottobre Sala vince le elezioni, il 13 annuncia la formazione della nuova giunta (con dentro i Verdi) e nella prima riunione a inizio novembre fa votare la Conferma della Dichiarazione di pubblico interesse al progetto Stadio chiedendo nuovamente alle società di abbassare l’indice di edificabilità a 0,35 e riconfigurare a distretto sportivo l’area attorno.
Si arriva così al 5 settembre 2022 quando le due società presentano l’ennesimo piano aggiornato dove scompare definitivamente il Meazza.
NON RESTEREBBE IN PIEDI NEANCHE una delle quattro torri a ricordare le vestigia passate come ipotizzato nei piani precedenti. Anche il progetto dello stadio, chiamato La Cattedrale, cambia e ad oggi nessuno sa quale sia il progetto vero e proprio del nuovo stadio.
Una delle poche certezze è che il nuovo stadio sarà più piccolo. In Europa tutti gli stadi costruiti o ristrutturati negli ultimi 25 anni sono stati fatti con più posti dei loro predecessori. Fa eccezione l’Allianz Stadium della Juventus, unico caso europeo di stadio rimpicciolito rispetto al precedente.
Il nuovo stadio di Inter e Milan sarebbe la seconda eccezione perché passerebbe da 80 mila posti a 60 mila di cui 13.500 premium per clienti vip. I posti «per tutti» sarebbero quindi 46.500. La media nell’ultima stagione di Inter e Milan è stata attorno ai 70 mila spettatori. Con il nuovo stadio bisognerà guadagnarseli quei posti e il loro prezzo è destinato ad aumentare.
Il costo del solo stadio al momento è stimato dal presidente del Milan Scaroni in 800 milioni. Il resto del progetto prevede una torre di 17 piani di uffici da 28.000 mq, il centro commerciale più grande della città da 68.000 mq (con un’area verde sul tetto come piace a Milano), 9.000 mq di spazi per intrattenimento, 1,3 per le attività sportive, 4,6 per un centro congressi, 2,7 per il museo dello sport.
Il verde pubblico resta lo stesso, anzi a voler essere pignoli diminuisce leggermente. Oggi il Parco dei Capitani è un’area verde di 51.832 mq, il nuovo verde del progetto Stadio sarà di 51.499 mq. Sulle volumetrie totali restano alcuni dubbi che verranno discussi nel dibattito pubblico avviato dal Comune. Milan e Inter sostengono di aver rispettato il limite di 0,35 fissato dal Pgt, il Comitato Sì Meazza che si oppone all’abbattimento dice invece che nell’ultimo progetto ci sono volumetrie aggiuntive che porterebbero l’indice a 0,46. Taglia corto l’advisor del Milan Giuseppe Bonomi: «Per noi sono 0,35. Se gli uffici tecnici del Comune diranno che così non è, si farà una variante urbanistica che è consentita dalla legge sugli stadi».
Clic, spente le luci si spegne anche il dibattito.
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