Visioni

Sado, l’isola dove la musica è ipnotica

Sado, l’isola dove la musica è ipnotica

Maboroshi Sede di una delle miniere d’oro più importanti del Giappone, fu attiva dal 1601 al 1989 sfruttando manodopera coreana fino all’inizio del secolo scorso

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 19 febbraio 2021

Nella zona centrale del Mar del Giappone, quella parte di mare compresa fra l’arcipelago nipponico e il continente asiatico, a pochi chilometri dalla prefettura di Niigata di cui fa parte, si trova l’isola di Sado. Sede di una delle miniere d’oro più importanti e longeve nella storia del paese, fu attiva dal 1601 al 1989 sfruttando manodopera coreana fino all’inizio del secolo scorso, l’isola fu usata per lungo tempo anche come colonia penale e luogo d’esilio, Nichiren, il monaco fondatore della corrente buddista che porta il suo nome, e l’imperatore Juntoku, i due nomi più illustri che furono lì imprigionati. La sua vicinanza alla penisola coreana la rende inoltre un luogo critico per sbarchi illegali da e per la Corea del Nord.

ESSENDO UN’ISOLA e per giunta situata nella zona occidentale dell’arcipelago, quella zona soprannominata ura nihon, vale a dire il Giappone più nascosto, quello che non si affaccia sull’Oceano Pacifico e che si trova fuori dal lungo nervo economico-politico formato da Kyoto, Osaka, Nagoya e Tokyo, Sado ha saputo conservare con più forza rispetto ad altre aree certe pratiche tradizionali, fra queste, la cultura musicale dei taiko, i grandi tamburi giapponesi.
Shiver è il nuovo lavoro del regista giapponese Toshiaki Toyoda, dove ad essere protagonista è proprio l’isola, con la sua geografia e le sue musiche. In parte performance musicale filmata, in parte esperimento visuale che connette suoni, musica e paesaggi, Shiver è un affascinante tuffo di circa un’ora e mezzo nella cultura e nell’essenza fisica e spirituale dell’isola. Un incontro fra le musiche ipnotiche create dall’artista Koshiro Hino e Kodo, un gruppo di musicisti dell’isola specializzati nel taiko, il film tocca alcuni dei temi che sono più cari a Toyoda e che il regista aveva già esplorato in alcuni dei suoi lavori. Vale a dire la sintonia, che in casi particolari esiste ma che molto spesso manca, fra noi esseri umani e gli elementi primigeni del mondo in cui viviamo. Elementi primigeni non in quanto qualcosa di antico che esisteva in un tempo passato, ma come qualcosa di essenziale che scaturisce in determinati momenti e da cui è possibile farsi attraversare anche nel nostro presente. Esempio di questa possibilità lo si trova verso la fine del lavoro quando una sorta di grande roccia nera o monolite sembra possedere una qualche energia di luce al suo interno, che lascia filtrare all’esterno solo quando i tamburi risuonano all’unisono.

PIACEVOLE E POTENTE anche se visto come un lungo video musicale, Shiver però è più una trance indotta attraverso la musica, un esperimento visuale che incita a sconfinare verso gli elementi naturali dell’isola di Sado, siano essi cascate, montagne, foreste o il movimento lento e circolare delle onde del mare. Visivamente e dal punto di vista sonoro, questo movimento di passaggio, di trance, viene espresso dalla compenetrazione di suoni naturali e musiche, da performance eseguite in mezzo alla natura e da una sovrapposizione di immagini del mare con quella dei musicisti impegnati a percuotere incessantemente e quasi trasfigurati gli enormi tamburi. Il lavoro di Toyoda è disponibile e acquistabile su Vimeo on demand in tutto il mondo a questo indirizzo: https://vimeo.com/ondemand/shiver2021en

matteo.boscarol@gmail.com

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