Visioni

Samara Joy, dentro il jazz una voce dalle mille sfumature

Samara Joy, dentro il jazz una voce dalle mille sfumatureSamara Joy – foto di Ab+Dm

Note sparse «Portrait» è il progetto della definitiva maturità dell’artista newyorkese, inciso al Van Gelder Studio

Pubblicato circa un mese faEdizione del 16 ottobre 2024

Facili profeti a vaticinare per la giovane cantante newyorchese una carriera in discesa, perché alle doti vocali indiscutibili si è aggiunta in tempi molto veloci anche una sicurezza di esecuzione e una profondità di interpretazione che lascia sbalorditi. Portrait – ritratto, mai titolo fu più azzeccato – il suo nuovo lavoro per la Verve composto da otto canzoni, la descrive completamente nella sua maturità e nella sua capacità di scegliere repertorio e gruppo di musicisti a supporto. Coprodotto da lei stessa – ed è sintomatico di una sicurezza acquisita con estrema naturalezza – insieme al trombettista bandleader Bryan Lynch, delinea in qualche modo le nuove sfide che il jazz vocale contemporaneo porta quando si confronta con la tradizione. Ma non solo. Portrait è un disco molto suonato, improvvisato ma nell’accezione di una perfezione e una freschezza esecutiva che solo i grandi musicisti riescono a produrre in veloci take – ogni brano è stato suonato in due, massimo tre versioni – e registrato in quello che è una sorta di santuario delle incisioni jazz, il Val Gelder Studio.

Coprodotto insieme a Brian Lynch, suonato da un ottetto «egualitario»

CANTANTE ma soprattutto musicista a tutto tondo, con spiccate doti di paroliere come nel caso di uno dei capolavori dell’album Reincarnation of a Bird dove inserisce un testo di notevole profondità sulla musica di Charles Mingus. Straordinaria poi quando si muove tra vocalizzi e scat – mettendo in evidenza un incredibile senso del ritmo – nella rilettura del classico You Stepped Out of a Dream, brano del 1940 scritto da Nacio Herb Brown e Gus Kah su cui si sono cimentati nel tempo diverse interpreti. Una voce caleidoscopica che si ispira – per sua stessa ammissione – a Sarah Vaughan e alla sua autorevolezza (e facilità) con cui sapientemente usava il suo strumento vocale. Un disco a cui Samara tiene moltissimo: «Un pozzo di ispirazione che non si esaurisce mai a causa dei diversi corsi d’acqua che vi si riversano costantemente. Questo è quello che mi viene in mente quando penso a questo progetto e ai musicisti che lo hanno creato con me», spiega Samara. «Otto musicisti, otto vividi punti di vista per altrettanti background musicali, tutti uniti in un contesto progettato per crescere ed esplorare, per mettere le nostre penne e le nostre menti al lavoro al fine di creare musica ispirata da molti, ma in definitiva indiscutibilmente nostra. Grazie all’incredibile profondità e creatività che si riverberano nel suono di questa band, sono onorata di poter presentare Portrait, un progetto plasmato, rivisto e limato dopo un anno on the road».

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