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Salvini: «Morisi? Un attacco a 5 giorni dal voto»

Salvini: «Morisi? Un attacco a 5 giorni dal voto»Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti – Lapresse

Lega in crisi La rabbia del leghista: un processo politico, diamo fastidio al sistema. Dura replica a Giorgetti: «Non si riparte dai salotti di Calenda»

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 29 settembre 2021

«Stanno imbastendo un processo politico contro la Lega, è surreale, contro Morisi c’è un linciaggio mediatico..». Un’altra giornata di passione per Matteo Salvini. Che reagisce contrattaccando alla doppia botta arrivata lunedì: l’indagine per cessione di droga sul fedelissimo Luca Morisi e la stroncatura dei candidati sindaco di Milano e Roma arrivata dal ministro Giorgetti. Con cui la guerra è appena iniziata. Nel caso assai probabile di sconfitta alle comunali, si aprirà una stagione nuova nella Lega che Salvini guida come un monarca assoluto dal 2013.

IN BALLO C’È LA LINEA politica, il rapporto con Draghi, ma anche il ruolo di candidato a palazzo Chigi nel caso di vittoria del centrodestra alle politiche. Insomma, stavolta Salvini rischia davvero di perdere lo scettro, soprattutto se al Nord, a partire da Milano, il Carroccio dovesse prendere una batosta.

E questa guerra dovrà combatterla praticamente da solo, senza il supporto dei governatori del Nord che tifano Giorgetti , e senza più avere accanto Morisi, che è stato l’ideologo della Lega trumpiana più che un semplice megafono social. Un addio, quello dell’(ex) potentissimo consigliere, che in tanti, tra militanti e dirigenti del Nord, hanno silenziosamente festeggiato.

Sul caso Morisi, Salvini parla di «capro espiatorio», di «schifezza mediatica». «È un attacco gratuito alla Lega per non parlare di altro a 5 giorni dal voto. Ma noi abbiamo le spalle larghe».

LA DROGA? «CHI SPACCIA è un criminale, chi la usa va curato perché commette un errore». Rivendica persino la citofonata a al Pilastro di Bologna alla viglia delle regionali 2020: «Quelli erano spacciatori, lo rifarei». «In un Paese civile prima di sputtanare qualcuno – insiste- si aspetta che sia la giustizia a fare il suo corso. Per mesi le prime pagine dei giornali hanno parlato dei fondi russi che avrei preso. E il risultato dopo anni di infamie: zero. Se tutti attaccano solo la Lega siamo gli unici che danno veramente fastidio a un sistema che vorrebbe portare indietro l’Italia».

E ancora: «La stessa procura parla di un fatto banale, se verrà fuori che Morisi non ha commesso alcun reato chi gli chiederà scusa per questo fango? Io non mi sono mai permesso di commentare le vicende del figlio di Grillo o degli amici di Conte».

I LEGALI DI MORISI intanto contestano il pilastro dell’accusa: «Quel flacone con del liquido (trovato nell’auto fermata dai carabinieri con a bordo due ventenni romeni, ndr) non era di Morisi, che dunque non può averlo ceduto a terzi». I risultati delle analisi sul flacone arriveranno tra qualche settimana, resta da chiarire il ruolo del quarto uomo, un cinquantenne che era presente a metà agosto nella casa di Morisi a Belfiore, vicino Verona, insieme ai due giovani.

Ma la questione ormai è politica. E ancor più lo è l’endorsment di Giorgetti a Calenda a Roma: «Non ho letto l’intervista, mi pare che sia stata smentita», dice Salvini. «Michetti è una persona competente: si riparte dalle periferie, non dai salotti di Calenda». Ma la ferita brucia: «Giancarlo? Si comporta come Fini con Berlusconi, vuole lo scalpo di Matteo», il ragionamento nel cerchio stretto del Capitano.

Anche Giorgia Meloni attacca il ministro leghista: «Se sapesse qualcosa di Roma, Giorgetti saprebbe che Calenda non arriverà mai al ballottaggio, per cui proprio non capisco il senso di una cosa del genere. Non vorrei che fosse tornato alla vecchia Lega, quella che augurava a Roma il peggio». «Per me- taglia corto la leader di Fdi- fa fede l’impegno di Salvini sulla Capitale, ed anche a Milano».

Tra domani e venerdì i tre leader del centrodestra (con Tajani per Forza Italia) chiuderanno insieme le campagne a Milano e Roma, per tentare di offrire un’immagine di unità. Meloni lancia una ciambella all’alleato rivale sul caso Morisi: «Vedere uscire queste notizie a 7 giorni dal voto quando poi il profilo giudiziario della materia sembra scivoloso…non è normale in uno Stato di diritto».

LUI, GIORGETTI, DOPO AVER assestato il colpo torna nelle retrovie: «Ho letto cose astruse su di me». Così il fedelissimo collega ministro del Turismo Massimo Garavaglia: «La Lega è solida, ogni tanto discutiamo ma questo è naturale..».

In realtà la resa dei conti è appena iniziata. E, come ricorda il francese Le Monde che definisce Salvini «sempre più isolato», l’oggetto del contendere è delicatissimo: «La linea incarnata dal dirigente di estrema destra viene contestata dai “baroni” del suo partito: la sua strategia, molto ispirata alla retorica di Marine Le Pen, prendendo di mira Bruxelles e l’euro come fonte dei mali dell’Italia» è divenuta «difficilmente sostenibile in un contesto in cui il Paese si appresta a ricevere oltre 200 miliardi di euro nel quadro del piano di rilancio europeo».

Per questo si inizia a parlare di Giorgetti come possibile premier di un centrodestra «draghizzato». E desalvinizzato.

 

 

 

 

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