Salvini e Meloni al governo in tandem
Legge elettorale Grazie al premio di maggioranza implicito, al capo della Lega non serve più necessariamente l'accordo con Forza Italia. Al limite una piccola collaborazione dei suoi scissionisti
Legge elettorale Grazie al premio di maggioranza implicito, al capo della Lega non serve più necessariamente l'accordo con Forza Italia. Al limite una piccola collaborazione dei suoi scissionisti
All’improvviso, di fronte alla vittoria landslide della Lega alle europee, tutti si accorgono che il Rosatellum è una legge elettorale proporzionale solo per finta. E che, al contrario, grazie al premio di maggioranza implicito, può consegnare a Salvini una maggioranza sufficiente a governare anche senza il 50% del voto popolare. Quindi anche senza un accordo con Forza Italia. Può bastare il partito di Meloni per far sognare il capo della Lega. Che infatti sogna. E minaccia la crisi con più argomenti.
L’istituto Cattaneo ha calcolato come andrebbero le cose alle elezioni politiche se i risultati (tra quattro mesi? tra un anno?) fossero quelli di domenica scorsa. Facendo correttamente una premessa: non si tratta di una «previsione» perché il comportamento degli elettori di fronte a una diversa occasione elettorale non è prevedibile. Questo è vero a maggior ragione quando si cambia sistema di voto: i cittadini adeguano i loro comportamenti alla legge elettorale (domenica, per esempio, c’è stata una quota di voto utile determinata da una soglia di sbarramento che alle politiche si abbassa). Il Rosatellum, poi, con la sua quota uninominale, spinge gli elettori a scegliere più il candidato che il partito e più il candidato che ha maggiori possibilità di vittoria. Con queste avvertenze, il Cattaneo ha calcolato che Salvini e Meloni assieme potrebbero avere 333 deputati. La maggioranza assoluta è fissata a 316. Ci sarebbero poi 36 deputati di Forza Italia che, anche senza alleanza, tornerebbero senz’altro utili alla maggioranza, in più occasioni (accade già oggi che la Lega è alleata con i 5 Stelle).
Come avevamo già scritto, l’effetto maggioritario del Rosatellum si può vedere facilmente dai risultati delle elezioni dell’anno scorso: la prima coalizione, il centrodestra, alla camera ha beneficiato di un 10% in più di seggi uninominali rispetto alla percentuale di voto popolare raccolto (111 seggi invece di 85/86) mentre al senato con il 37,5% dei voti validi ha messo le mani sul 50% dei collegi uninominali.
Naturalmente bisogna vedere come si distribuiscono i voti sul territorio, ma le europee hanno dimostrato che in tutte le circoscrizioni (domenica solo cinque) Salvini e Meloni insieme sarebbero stati la prima coalizione. E non finisce qui, perché una terza lista, anche piccola e sotto la soglia di sbarramento – per esempio una lista di scissionisti di Forza Italia guidata da Toti – aiuterebbe la Lega a recuperare consensi, dovrebbe solo superare il tetto dell’1%. Un altro regalo del Rosatellum.
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