Salvini e l’amico a sua insaputa. Ma la storia non regge
A Mosca cieca Spuntano tante foto con Savoini, vicepremier pronto alla querela Pd all’attacco, Zingaretti: «Strategia di politica estera pericolosa». Il vicepremier prova a scaricare il faccendiere, tutt’ora vicepresidente del Corecom in quota Lega
A Mosca cieca Spuntano tante foto con Savoini, vicepremier pronto alla querela Pd all’attacco, Zingaretti: «Strategia di politica estera pericolosa». Il vicepremier prova a scaricare il faccendiere, tutt’ora vicepresidente del Corecom in quota Lega
«Non sono per nulla preoccupato, anzi divertito». Matteo Salvini cerca ancora il suo tono sbruffone, ma sull’Affaire Metropol la sua boria sembra destinata a spegnersi. Ieri in rete sono fiorite sue foto in compagnia di Gianluca Savoini, l’amico di famiglia leghista al centro del file audio pubblicato dal sito americano BuzzFeed mentre batte cassa con alcuni imprenditori russi per finanziare la campagna europea della Lega. Sono tante. Prova di un rapporto antico e confidenziale.
C’È LA FOTO CHE TIRA fuori l’Espresso, il settimanale che già a febbraio aveva pubblicato un’inchiesta sui rapporti fra Lega e Russia unita, il partito di Putin. Mostra il capo della segreteria del ministro, Andrea Paganella, mentre parla con Savoini al convegno di Confindustria, a Mosca, il giorno prima della trattativa registrata. Ma ce ne sono anche altre. Il deputato Pd Filippo Sensi pubblica su twitter lo scatto di una conferenza stampa di Salvini all’agenzia Tass di Mosca del 16 luglio 2018: in prima fila c’è Savoini. E un’altra: la conferenza stampa, alla Confindustria di Mosca, il 17 ottobre 2018. Sul palco accanto allo staff di c’è ancora Savoini. E c’è la foto del vertice a Mosca sulla cybersicurity, la più imbarazzante.
Salvini nega di aver ricevuto fondi da Mosca. Minaccia querele, fa sapere che non intende querelare Savoini che, a sentire l’audio, tratta a nome della Lega, bensì «chi accosta la Lega a ipotesi di corruzione». I legali del Carroccio ipotizzano la costituzione di parte civile del partito in un eventuale processo a Milano. Ma il vicepremier non ne esce bene.
IL TENTATIVO DI METTERE le distanze con il collaboratore di una vita, nel giro di poche ore diventa insostenibile. Non riesce a spiegare quella presenza costante: «Savoini non era invitato dal ministero dell’Interno, né a Mosca, nell’ottobre 2018, né a Villa Madama nell’incontro bilaterale con Putin», dice. «Posso produrre i documenti di tutti i passeggeri che hanno viaggiato con me. Che ne so cosa ci facesse al tavolo? Chiedetelo a lui». Ma la biografia di Savoini, tutta intrecciata alle vicende leghiste, rende le parole di Salvini poco credibili. Ieri, all’alba di Salvini segretario, era lui quello con i contatti importanti con il mondo del sovranismo, a tutt’oggi è lui il vicepresidente in quota Lega del Corecom lombardo, il comitato per le comunicazioni.
QUANTO ALLA CENA del 4 luglio a Villa Madama, è quasi un giallo. Per questo il presidente Conte prova a dare una mano al suo vice: la cena con Putin « è stata offerta dalla Presidenza del Consiglio, quindi dal sottoscritto, in occasione della visita del nostro illustre ospite. Sono stati invitati tutti i partecipanti al forum Italia-Russia, che si era appena concluso e si era svolto qualche ora prima nei locali della Farnesina, gestito dal forum Italia-Russia e dall’Ispi. Tutti i partecipanti a quel forum sono stati automaticamente invitati dal sottoscritto a questa cena allargata a Villa Madama».
A ROMA INVITI «AUTOMATICI», dunque. Ma a Mosca? Il vicepremier non potrà tardare troppo a dare spiegazioni. Anche perché le opposizioni, soprattutto il Pd, hanno trovato il suo tallone d’Achille e ora non mollano: «Ignorare il ruolo, le presenze ed i rapporti del suo ex portavoce Savoini diminuisce la sua credibilità. Ci dica piuttosto se la norma del decreto Crescita sulle donazioni dall’estero ha favorito qualche fondazione di sua conoscenza», attacca il presidente dei senatori Marcucci, che rilancia la proposta di commissione parlamentare e accusa i 5 stelle di proteggere l’alleato «annacquandola», ovvero allargando l’oggetto al finanziamento di tutti i partiti. «Non esistono commissioni d’inchiesta ad partitum», replica il M5S. Alessia Morani ricorda una sua interrogazione inevasa sull’incontro riservato avvenuto a Mosca nel luglio 2018 in tema di cybersicurezza: c’era Salvini e il suo omologo russo, e Savoini: «A che titolo?». Nicola Fratoianni, Leu: «A voi pare plausibile che in un incontro fra vertici di governo si imbuchi qualcuno senza che sia stato autorizzato e verificato?». Il segretario Pd Zingaretti allarga il perimetro del problema: oltre alla vicenda dei soldi su cui indaga la magistratura di Milano, scrive sull’Huffington post, «si profila una strategia di politica estera ben precisa con due piani che avanzano simultaneamente, entrambi pericolosi» che mettono «in discussione alleanze e collocazione strategica dell’Italia in Europa». Si chiede: «C’è un disegno di partiti europei per tradire l’Alleanza Atlantica?».
DAI POPULISTI di est e di ovest però arrivano aiutini al vicepremier finito alle corde. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, in perfetto stile sovietico, dichiara che non c’è niente da commentare: «Abbiamo visto il rapporto di Buzzfeed e studiato la trascrizione ma non prova nulla». Dall’altra parte del mondo Ian Bremmer, fondatore del think tank americano Eurasia Group, distilla un’analisi ad hoc: «Sebbene significativo, è improbabile che l’ultimo scandalo a colpire il partito guidato dal ministro dell’Interno e dal vice primo ministro abbia ripercussioni significative sul panorama politico nazionale».
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