Economia

Salvini apparecchia la Flat Tax con il redivivo Siri

Salvini apparecchia la Flat Tax con il redivivo Siri

Lo scontro, in arrivo Sei proposte di legge sbandierate mentre i Cinque Stelle raccoglievano i pezzi ed erano in auto-analisi. Nel frattempo la Corte dei conti boccia «Quota 100» e «Reddito». I "risparmi" vadano al taglio del debito. Questa è la proposta della Lega, mentre Di Maio vorrebbe destinare un "miliardo" alle "famiglie". Ma questo era prima delle europee

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 30 maggio 2019

Dopo avere stabilito l’agenda del governo per i prossimi mesi, prima che i Cinque Stelle continuassero la seduta di auto-analisi in serata con Luigi Di Maio il vicepremier Matteo Salvini ha dettagliato le sue condizioni sulla flat tax da «30 miliardi». Si tratta di un pacchetto dei sei proposte di legge che contengono quella su una «tassa piatta» per le famiglie con un’aliquota del 15% e un regime opzionale che darà la possibilità di mantenere l’Irpef. Ci sarà poi una «flat tax» per le società; una sanatoria attraverso il «saldo e stralcio»; l’introduzione dei Conti individuali di risparmio (Cir); l’obbligo di seguire criteri di chiarezza e motivazione degli atti e dell’onere della prova. La sesta proposta consiste nella revisione del sistema sanzionatorio sulla neutralità dell’Iva. Quanto alle coperture, il progetto della Lega prevede che una parte arrivi dal taglio di deduzioni e detrazioni fiscali.

Un’indicazione generica e ancora da definire che andrebbe a intaccare gli sconti sulle spese sanitarie, sull’istruzione o sui mutui più ricorrenti. La proposta di rendere opzionale la «tassa piatta» potrebbe essere dovuta al fatto che non sia conveniente per chi gode oggi delle deduzioni e delle detrazioni. Il rischio è strettamente collegato alla difficoltà di trovare una soluzione a questo rompicapo. Lo ha sottolineato ieri la Corte dei conti nel rapporto sulla finanza pubblica: «In assenza di un’organica revisione della disciplina non appare agevole ipotizzare risultati finanziariamente significativi in termini di risorse liberate». Di questi problemi si è parlato ieri in un vertice con gli economisti «leghisti» (Giorgetti, Siri, Borghi, Bagnai, Garavaglia, Galli, Durigon, Bitonci) convocato da Salvini al Viminale. Il diktat è stato sbandierato in un’assemblea dei gruppi parlamentari leghisti della proposta simbolo leghista. All’incontro ha partecipato l’ex sottosegretario ai trasporti, e «ideologo» del liberismo fiscale, Armando Siri che ha rilasciato una serie di dichiarazioni con il sapore della rivalsa. Defenestrato, con clamore, nel periodo pre-elettorale su pressione dei Cinque Stelle, Siri sembra essere tornato a porre le sue condizioni. «Il governo va avanti se fa le cose scritte nel contratto. La flat tax è nel contratto» ha detto. Siri ha ricevuto gli elogi di Salvini e il plauso dei parlamentari. Solo la settimana scorsa i Cinque Stelle l’avrebbero considerata una provocazione. Per il momento, non più. Lo scontro tra gli «alleati» è solo ai preliminari.

Così come è all’inizio l’impresa di trovare coperture realistiche sia ai «30 miliardi» annunciati da Salvini sia ai 23 miliardi necessari per neutralizzare l’aumento dell’Iva al momento previsto dallo stesso governo, mentre la Commissione Ue ha istruito le carte per la procedura sul debito che potrebbe non andare fino in fondo. In uno scenario di estrema incertezza sulla durata, e la vitalità di un governo tramortito, ieri la Corte dei conti ha bocciato le altre due misure bandiera dei gialloverdi: quota 100 e il cosiddetto «reddito di cittadinanza». A «Quota100», una misura valida solo per tre anni, è preferita una soluzione previdenziale «strutturale e permanente». Bocciato anche il «reddito» perché «scoraggerebbe dal lavoro». Osservazioni che non tiene conto di ciò che la legge voluta dai Cinque Stelle in realtà è: un workfare che troverà una forma nei prossimi mesi proprio nella direzione «lavorista» auspicata. Lla Corte suggerisce di fissare un meccanismo di salvaguardia con un blocco delle domande e una rimodulazione dell’importo mensile da versare, in caso di esaurimento delle risorse stanziate. E destinare l’eventuale «miliardo di euro» risparmiato (così sostengono Di Maio e Tridico dell’Inps) per ridurre il deficit e rientrare dal debito. I Cinque Stelle hanno fatto la campagna elettorale per destinare questa cifra «alle famiglie». La Lega ha proposto invece di usarlo per scalare la montagna del disavanzo di quest’anno.

Un’altra traccia dello scontro sulla manovra in arrivo. Sempre che, quando arriverà, ci sarà questo governo

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